Non dà tregua il clima all’agricoltura italiana, una costante che ormai si ripete negli anni. Mentre in queste ore dal Sud e dalle Isole arriva l'allarme di allevatori e agricoltori attanagliati dalla siccità, l’ultimo report dell’Istat tira le somme del 2023, annata caratterizzata da eventi estremi purtroppo memorabili, a partire dall’alluvione di maggio in Emilia Romagna, ma anche da grandinate e gelate tardive quanto deleterie. Ne esce una caporetto dell’economia del primario, con tagli della produzione a doppia cifra per volume di vino (-17,4%) e frutta (-11,2%), i comparti più colpiti dalle avversità, che non hanno però risparmiato il florovivaismo (-3,9%), l’olio d’oliva (-3%), le attività di supporto (-1,6%) e la zootecnia. (-0,9%). A livello nazionale la media dei tagli è stata di -1,8%, ad eccezione del Nord-ovest dove si è registrato un incremento del 2,3%. A scendere, fa sapere l’Istat, è il valore aggiunto agricolo del 2,5% in volume, in controtendenza rispetto all’economia nazionale che ha evidenziato una crescita dell’1,1% nel suo complesso. Quanto alla silvicoltura, produzione e valore aggiunto sono diminuiti in volume, rispettivamente, dello 0,9% e dell’1,2%, mentre nella pesca il calo è dello 0,5% e del 3,5%. Segno positivo solo per le colture industriali e cerealicole, grazie all’incremento delle rese per ettaro. Avversità climatiche che hanno impattato sull'occupazione in agricoltura, in calo del 2,4% (-3,5% tra i lavoratori indipendenti), ma anche sugli investimenti scesi sia in valore (-2,6%) che in volume (-1,5%). Nel 2023 è poi proseguita la crescita dei prezzi alla produzione (+3,9%), ma a tassi più contenuti rispetto all’anno precedente, mentre si è arrestata la corsa dei costi del settore, con i prezzi in diminuzione del 2,5%, soprattutto a partire dalla seconda parte dell’anno. Clima che ha frenato l’economia agricola ma non l'agroalimentare, segnala l’Istat. Il valore aggiunto dell’industria alimentare, delle bevande e del tabacco è aumentato del 2,7% in volume, mentre quello del comparto agroalimentare è rimasto sostanzialmente invariato rispetto all’anno precedente (+0,1%) La quota del settore agroalimentare sul totale economia è migliorata, salendo nel 2023 al 4,2% dal 3,8%, grazie a un rafforzamento del contributo dell’industria alimentare (2% rispetto all’1,6% del 2022). A livello europeo, infine, l’Italia si conferma al secondo posto per valore aggiunto e al terzo per valore della produzione tra i 27 Paesi dell’Ue, dove il calo medio è stato rispettivamente dello 0,4% e dello 0,8%. Tra i principali Paesi produttori, il calo ha riguardato in particolare Grecia (-15,2%), Danimarca (-8,3%) e Spagna (-8,0%), con andamenti negativi registrati anche in Irlanda (-4,4%) e Paesi Bassi (-1,0%); aumenti invece in Ungheria (+25,2%), Romania (+15,6%), Francia (+2,9%) e Germania (+2%). (ANSA).