La stretta sulle regole sul pensionamento anticipato rispetto all’età di vecchiaia comincia a dare i suoi effetti: nei primi sei mesi dell’anno, secondo il Monitoraggio sui flussi di pensionamento pubblicato dall’Inps, le pensioni anticipate liquidate sono state 99.707 con un calo del 14,15% rispetto a quelle con decorrenza nello stesso periodo del 2023. Il dato è legato soprattutto all’allungamento delle cosiddette «finestre» per Quota 103 ovvero il periodo che bisogna attendere una volta raggiunti i 62 anni di età e i 41 di contributi per il collocamento a riposo. Per i lavoratori privati sono passate da tre a sette mesi mentre per i pubblici da sei a nove mesi. Ciò significa che nel 2024 ancora nessuno di coloro che ha raggiunto i requisiti anagrafici e contributivi per Quota 103 è potuto andare in pensione dato che la prima uscita è prevista il primo agosto. Sono invece potuti andare coloro che hanno raggiunto i 42 anni e 10 mesi di contributi (41 e 10 mesi per le donne) dato che la finestra è rimasta ferma a tre mesi.
Prospettive per i prossimi mesi
È probabile che anche nei prossimi mesi si registri comunque un calo per la pensione anticipata flessibile dato che, oltre l’allungamento delle finestre e il tetto a quanto si può percepire con la misura fino all’arrivo all’età di vecchiaia, è stato introdotto il calcolo contributivo a fronte di questa scelta. L’Inps segnala anche una contrazione per le uscite con Opzione donna (è aumentata l’età minima, portata a 61 anni salvo riduzioni a fronte di figli) che nei primi sei mesi sono state solo 2.107 contro 11.576 nell’intero 2023. Un altro freno all’uscita prima dell’età di vecchiaia per chi è interamente nel sistema contributivo (a 64 anni avendone almeno 20 di contributi) potrebbe poi essere l’innalzamento dell’importo minimo che è passato nel 2024 da 2,8 a tre volte l’assegno sociale (1.603,23 euro quest’anno).
Calo delle pensioni liquidate
L’Inps segnala che nel complesso nei primi sei mesi le pensioni liquidate con decorrenza nel periodo sono state 376.919 con un calo del 12,54% rispetto alle 430.957 liquidate nel primo semestre del 2023 e che tra queste si conferma il forte divario nell’importo degli assegni di donne e uomini. Le pensioni liquidate alle donne con decorrenza nel primo semestre del 2024 hanno un importo medio di 992 euro, inferiore del 30,58% rispetto all’importo medio liquidato agli uomini (1.429 euro). L'importo medio per entrambi i generi è di 1.197 euro ma tiene conto del fatto che gli importi vanno dagli 820 euro medi al mese per le invalidità, 892 euro medi per la vecchiaia e 2.054 euro per le anticipate.
Divario di genere negli importi delle pensioni
Il forte divario negli importi tra uomini e donne è legato al fatto che le donne hanno meno di un terzo delle pensioni anticipate liquidate nel complesso nel periodo (quelle basate su un numero più alto di anni di contributi e quindi più alte), ovvero 30.053 su 99.707 e la grande maggioranza di quelle ai superstiti che hanno in media importi più bassi (83.058 assegni per 973 euro medi a fronte delle 18.783 per 568 euro medi liquidati agli uomini). Anche per le pensioni anticipate comunque le donne possono contare su importi più bassi grazie a lavori spesso con qualifiche più basse e peggio retribuiti. Se in media per le pensioni anticipate l’importo degli assegni con decorrenza nei primi sei mesi dell’anno è stato di 2.054 euro, per le donne il trattamento medio è di 1.816 euro a fronte dei 2.157 medi degli uomini.
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