Lunedì 23 Dicembre 2024

Si apre il cantiere della manovra (22-23 miliardi): ipotesi taglio canone Rai. Pensioni: quota 103 sostituita da quota 41?

Una manovra da 22-23 miliardi di euro, con il rebus delle risorse da trovare per le misure in cantiere, dalle pensioni alla conferma dell’Irpef a tre aliquote, dato il debito a un passo dai 3.000 miliardi. E un aiuto che arriva oggi dalla Ragioneria generale dello Stato, con le entrate nel periodo gennaio-giugno che segnano un balzo di 13 miliardi, mentre fonti vicine al dossier fanno trapelare che sarebbero già stati definiti quasi 13 miliardi e si starebbe lavorando per completare la base delle risorse con i 10 miliardi mancanti. I numeri sono ancora tutti da mettere a punto, le priorità principali si vanno delineando: a partire dalla necessità di mettere mano alla spesa a partire da uno sfoltimento della selva di agevolazioni fiscali, a partire da detrazioni e crediti d’imposta. Ma con la Cgil pronta a «tutte le iniziative di lotta» di fronte ai capitoli che potrebbero essere oggetto di 'spending review', dove l’obiettivo è due miliardi: «un ritorno all’austerità con la stretta su sanità, previdenza, scuola e pubblico impiego è inaccettabile», dice il segretario confederale della Cgil Christian Ferrari. I calcoli veri si faranno a settembre, non appena saranno disponibili i dati aggiornati dell’autoliquidazione delle imposte, e di altre scadenze prorogate come la quinta rata della rottamazione a settembre e il concordato preventivo ad ottobre. Flussi migliori rispetto alle stime del Def potrebbe tradursi in un miglioramento dei conti e diventare così un 'tesorettò utile per la manovra. Poi entro il 20 settembre si dovrà mettere a punto il piano pluriennale di spesa da inviare a Bruxelles, che sarà poi approvato nel pacchetto di autunno del semestre europeo, insieme alle raccomandazioni sul deficit. Col il fardello del debito, dove al Mef si starebbe lavorando ad aumentare le scadenze medie tramite le prossime emissioni. Proprio i numeri dell’autoliquidazione fanno sperare in un 'en plein' sul lato delle entrate, dopo che oggi la Ragioneria ha dato conto di un aumento del 3,4% delle entrate tributarie e contributive nel periodo gennaio-giugno 2024 pari a 13,113 miliardi di euro, con il gettito da tributo aumentato di 10,973 miliardi (+4,2%) a 273,502 miliardi. Incassi cui hanno contribuito le attività di accertamento e controllo (+1,707 miliardi, +31,2% nelle quali vengono contabilizzate anche le prime tre rate della rottamazione quater), ma soprattutto il forte gettito Irpef a 112,883 miliardi (+7,219 miliardi, +6,8%) grazie alle di lavoro dipendente (+8,543 miliardi, +8,6%), ma anche l’Iva, a 80,094 miliardi (+3,585 miliardi, +4,7%). Numeri che peraltro non tengono conto, appunto, delle entrate dell’autotassazione delle dichiarazioni dei redditi dato che il termine ordinario di versamento per il 2024 del saldo e del primo acconto Irpef, Ires e Irap, è slittato al 1 luglio poiché il 30 giugno cadeva di domenica. «Oltre l’ottanta per cento del maggior gettito accertato (8,5 miliardi su 10,2) è dovuto alle ritenute da lavoro dipendente, che crescono innanzitutto per effetto del fiscal drag, che sta falcidiando gli aumenti derivanti dai rinnovi contrattuali», dice il senatore e responsabile economico del Pd Antonio Misiani denunciando un «dato impressionante». Il conto della manovra parte dai circa 18 miliardi necessari per confermare alcuni degli interventi finanziati solo per quest’anno, la conferma dell’Irpef e le 'politiche invariatè, come il rinnovo dei contratti della Pa. Il governo ha garantito la riconferma quest’anno del taglio del cuneo fiscale (che da solo costa quasi 11 miliardi). Tutto il resto sarebbe al momento in bilico, dalla detassazione del welfare aziendale alla decontribuzione per le lavoratrici madri, dal taglio del canone Rai all’anticipo pensionistico. Dove il governo punta su conferma per l’Ape sociale e per Opzione donna. Mentre Quota 103 potrebbe essere sostituita da Quota 41, con il ricalcolo interamente contributivo se si confermasse il trend di scarsissima adesione alla misura dopo la stretta dell’anno scorso, mentre fra le opzioni ci sarebbe un intervento sul fronte della previdenza complementare.

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