Manovra, taglio delle tasse e sostegno alle imprese: gli obiettivi del governo Meloni, dai fringe benefit alle pensioni minime
Le pensioni minime entrano ufficialmente nel menu della prossima manovra. E lo fanno direttamente per bocca della premier Giorgia Meloni, che sposa così uno dei temi più cari a Forza Italia. «Le pensioni minime è una delle nostre priorità», assicura la presidente del consiglio, ricordando che in due anni il governo ha lavorato "per una rivalutazione piena di tutte le pensioni che arrivavano fino a 2.270 euro, garantendo che fossero adeguate pienamente al costo della vita» e ha anche garantito «una rivalutazione al 120% per le pensioni minime, che sono cresciute in modo significativo». L’economia che cresce più di altri paesi europei, l'occupazione in aumento, l’export a gonfie vele rafforzano peraltro la convinzione che le scelte fatte fin qui vadano nella giusta direzione. Per questo la stesura del menu della manovra si sta concentrando, oltre che sull'alleggerimento delle tasse, anche sulle misure a sostegno di chi assume e crea lavoro. Difficile, dunque, che si rinunci a confermare la maxi-deduzione per le imprese che assumono, in scadenza a fine anno. Mentre si starebbe lavorando a rimodulare i fringe benefit, con l’ipotesi di un tetto unico per tutti a 1.500-2.000 euro. Per definire quello che entrerà davvero nella legge di bilancio per il 2025, si attende però di avere un quadro più certo sulle risorse a disposizione. Che al momento appaiono risicate, rispetto all’obiettivo finale: l’impatto stimato, dice il sottosegretario all’Economia Federico Freni, «sarà di 25 miliardi». Qualche elemento in più si avrà quando il Mef avrà chiuso il lavoro sul Piano strutturale di bilancio (Psb), il nuovo documento che prenderà il posto della Nadef e definirà la cornice finanziaria della manovra. Oltre agli obiettivi programmatici pluriennali per mantenere la traiettoria di spesa netta, che per 5 anni non potranno essere rivisti se non in casi particolari, come un nuovo governo o circostanze eccezionali. Il nuovo documento va inviato a Bruxelles entro il 20 settembre e il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti vuole portarlo in Cdm entro metà settembre, permettendo così al Parlamento di avere il tempo per esaminarlo. La sfida maggiore sarà definire gli obiettivi su un orizzonte di 5 anni, anziché i 3 come dei documenti di finanza pubblica previsti dalla normativa vigente. Oltre alla condizione di indicare una serie di riforme e investimenti, per poter estendere a 7 anni il rientro dal deficit eccessivo. In questa nuova cornice potrebbe subire qualche ritocco il piano di privatizzazioni. Già in primavera il Def aveva ridimensionato l’obiettivo iniziale di arrivare all’1% del Pil, portando il target complessivo del triennio 2024-26 allo 0,7% (circa 14 miliardi). Al momento il bottino è a quota 3 miliardi, ma non si escludono nuove mosse. Nel mirino ci sono Mps, Fs, Enav, Eni, ma anche una liberalizzazione dei porti. Mentre si fa più fumosa la partita di Poste: l’iter avviato a gennaio prevedeva che lo Stato non sarebbe sceso sotto il 35%; a fine maggio il cambio di rotta, mai sotto 51%, con l’effetto di ridurre il potenziale incasso a circa 2 miliardi. Il Dpcm però non è ancora stato modificato e un soluzione non sembrerebbe all’orizzonte. Il lavoro dei tecnici intanto prosegue senza sosta sulle simulazioni che serviranno al Mef per mettere nero su bianco le misure della prossima manovra. La premier Giorgia Meloni vuole concentrare tutte le risorse disponibili «nel sostegno alle imprese che assumono e per rafforzare il potere di acquisto delle famiglie e dei lavoratori». Taglio del cuneo e Irpef a tre aliquote sono già garantite. Se si riusciranno a tagliare le aliquote anche al ceto medio dipende da come andrà il concordato preventivo biennale. Sembra sicura l’estensione alle autonome dello sgravio per le lavoratrici madri. Si punta poi a confermare i fringe benefit, che oggi hanno due diverse soglie di esenzione, (mille euro per tutti e 2.000 per i lavoratori con figli): l’ipotesi, spiegano fonti parlamentari, è uniformarle. Difficile poi che non venga prorogata la maxi-deduzione al 120% (maggiorata al 130% per giovani, donne, e beneficiari del Reddito) per le aziende che assumono a tempo indeterminato.
Bonus giovani, donne e ZES: incentivi per le assunzioni 2024-2025
Ai nastri di partenza i nuovi bonus per giovani, donne e ZES (Zona Economica Speciale) unica per il Mezzogiorno, destinati alle assunzioni a tempo indeterminato effettuate tra il 1 settembre 2024 (di fatto sarà lunedì 2) e il 31 dicembre 2025. Sul piatto c'è l’esonero del 100% dei contributi previdenziali per una durata di due anni. Gli incentivi, previsti dal decreto Lavoro-Coesione approvato alla vigilia del primo maggio e poi convertito in legge a inizio luglio, variano tra 500 e 650 euro al mese. Questi bonus sono stati introdotti con l’obiettivo del governo di promuovere l’occupazione stabile di giovani e donne, soprattutto nel Mezzogiorno. Sono quasi 2,5 miliardi di euro le risorse complessivamente previste per questi tre bonus fino al 2027. Sono attesi a breve i decreti attuativi del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, di concerto con il MEF, per la piena operatività dell’esonero.
I tetti degli incentivi
- Per l’assunzione di under-35: l’importo massimo del bonus è di 500 euro mensili, che sale a 650 euro nel Sud.
- Per le regioni del Mezzogiorno: il bonus viene riconosciuto anche per gli over-35 disoccupati da almeno 24 mesi.
- Per l’assunzione di donne, di qualsiasi età: il tetto dello sgravio è sempre di 650 euro mensili, ma il periodo dello stato di disoccupazione scende da 24 a 6 mesi per le residenti nel Mezzogiorno.
Bonus giovani
La misura riconosce ai datori di lavoro privati che, dal 1 settembre 2024 e fino al 31 dicembre 2025, assumono giovani under 35 con un contratto a tempo indeterminato, l’esonero per 24 mesi dal versamento del 100% dei contributi previdenziali (esclusi i premi e contributi Inail), nel limite massimo di 500 euro mensili per ciascun lavoratore. Nel caso di assunzioni presso una sede o unità produttiva nelle regioni Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Sicilia, Puglia, Calabria e Sardegna l’importo sale fino a 650 euro mensili. Il bonus non si applica ai rapporti di lavoro domestico e di apprendistato. Pre-condizione è che non vi sia stato alcun licenziamento individuale o collettivo da parte del datore di lavoro nei 6 mesi precedenti l’assunzione incentivata. E se c'è un licenziamento nei 6 mesi successivi, scatta la revoca dell’esonero e il recupero del beneficio fruito. Le risorse previste sono oltre 1,4 miliardi.
Bonus fonne
Anche in questo caso, la norma riconosce l'esonero, per un massimo di 24 mesi, del 100% dei contributi previdenziali (esclusi i premi e contributi Inail). Vale per l'assunzione a tempo indeterminato dal 1 settembre 2024 al 31 dicembre 2025, di donne di qualsiasi età, disoccupate da almeno 6 mesi se nelle regioni della ZES unica per il Mezzogiorno; da almeno 24 mesi se residenti nelle altre regioni. Vale anche per le disoccupate da almeno 6 mesi, ovunque residenti, operanti nelle professioni e nei settori con un tasso di disparità di occupazione superiore al 25% tra uomini e donne, individuati con decreto ministeriale. L’importo massimo del bonus è di 650 euro mensili. L’esonero non si applica ai rapporti di lavoro domestico e di apprendistato. Oltre 438 milioni le risorse indicate.
Bonus ZES
L’esonero, per 24 mesi, del 100% dei contributi previdenziali è previsto fino a 650 euro mensili per ciascun lavoratore assunto a tempo indeterminato tra il 1 settembre 2024 e il 31 dicembre 2025. Ma è garantito esclusivamente ai datori di lavoro privati che occupano fino a 10 dipendenti nel mese dell’assunzione agevolata. Inoltre, il dipendente deve aver compiuto 35 anni, essere disoccupato da almeno 24 mesi e essere assunto presso una sede o un’unità produttiva ubicata nella ZES. Circa 591 milioni i fondi previsti. Questi nuovi incentivi rappresentano un importante strumento del governo per favorire la crescita dell'occupazione nel Mezzogiorno e sostenere l'economia italiana nei prossimi anni.
Cosa sono i fringe benefit e cosa intende fare il governo
Cosa Sono i Fringe Benefit?
I fringe benefit sono benefici aggiuntivi che un datore di lavoro può offrire ai propri dipendenti oltre al salario base. Questi possono includere una vasta gamma di vantaggi, come:
- Buoni pasto
- Auto aziendali
- Assicurazione sanitaria
- Sconti su prodotti aziendali
- Alloggio aziendale
- Rimborsi per le spese di trasporto
- Corsi di formazione pagati dall'azienda
I fringe benefit rappresentano un modo per incentivare i dipendenti, migliorare il loro benessere e la loro soddisfazione lavorativa, e possono anche avere vantaggi fiscali sia per i datori di lavoro che per i dipendenti. Ad esempio, i fringe benefit entro determinati limiti di valore possono essere esenti da imposte o soggetti a tassazione agevolata.
Cosa intende fare il governo?
Il governo italiano sta considerando delle modifiche alla regolamentazione dei fringe benefit nell'ambito della prossima legge di bilancio per il 2025. Tra le proposte principali:
- Rimodulazione del tetto di esenzione: Attualmente, i fringe benefit hanno due diverse soglie di esenzione fiscale: fino a 1.000 euro per tutti i dipendenti e fino a 2.000 euro per i lavoratori con figli. Il governo sta valutando l'ipotesi di uniformare queste soglie, introducendo un tetto unico compreso tra 1.500 e 2.000 euro per tutti i lavoratori. Questo cambiamento sarebbe pensato per semplificare il sistema e garantire una maggiore equità tra i beneficiati.
- Sostegno alle imprese e ai lavoratori: Il governo, sotto la guida della premier Giorgia Meloni, vuole concentrare le risorse disponibili "nel sostegno alle imprese che assumono e per rafforzare il potere di acquisto delle famiglie e dei lavoratori". L'obiettivo è promuovere un'occupazione stabile e incentivare le imprese ad assumere, offrendo agevolazioni fiscali che includono anche i fringe benefit.
- Conferma della maxi-deduzione: È probabile che venga confermata anche la maxi-deduzione per le imprese che assumono a tempo indeterminato. Questa misura permetterebbe alle aziende di dedurre una percentuale maggiore delle spese legate ai dipendenti, potenzialmente includendo anche i fringe benefit, a beneficio di giovani, donne, e beneficiari del Reddito di Cittadinanza.
- Estensione dello sgravio alle lavoratrici madri autonome: Sembra sicura l'estensione alle lavoratrici madri autonome dello sgravio previsto per i lavoratori dipendenti, il che potrebbe coinvolgere anche i fringe benefit nel pacchetto di incentivi.
Queste proposte sono in fase di valutazione e saranno meglio definite con la presentazione del Piano strutturale di bilancio (Psb), il nuovo documento che il Ministero dell'Economia e delle Finanze (Mef) deve inviare a Bruxelles entro il 20 settembre. Questo documento sostituirà la Nadef e fornirà il quadro finanziario e programmatico per la manovra fiscale del governo.