I tassi calano, viste le mosse compiute e in procinto di arrivare della Bce, ma il rallentamento del Pil continua a frenare la domanda di prestiti alle banche con solo qualche segnale di ripresa che viene dalle famiglie, dove i tassi sui mutui sono in calo. Il rapporto mensile dell’Abi descrive una situazione che collima con quella descritta dalla Banca d’Italia nel bollettino economico di venerdì: il quadro economico non brillante sia a livello italiano sia in Europa, dove diversi paesi mostrano risultati anche peggiori (in primis la Germania), deprime le richieste delle imprese, specie gli investimenti. Un elemento questo che non lascia ben sperare nemmeno per i prossimi mesi, visto l’effetto più diluito nel tempo dei finanziamenti a medio lungo termine e di magnitudo maggiore. Come recita il rapporto dell’associazione bancaria «il calo dei volumi di credito è conseguente al rallentamento della crescita economica che contribuisce a deprimere la domanda di prestiti». A settembre 2024, i prestiti a imprese e famiglie sono scesi dell’1,2% rispetto a un anno prima, in rallentamento rispetto al calo registrato ad agosto 2024 (-2,0%) quando i prestiti alle imprese erano diminuiti del 3,5% e quelli alle famiglie dello 0,6%. E il vice dg Gianfranco Torriero nel corso della conference call sul rapporto rileva che «i dati Banca d’Italia ci mostrano un aumento dei depositi delle imprese ad agosto di 26 miliardi rispetto allo stesso mese del 2023». Una crescita che indica "una maggiore robustezza delle aziende» e una forte liquidità a disposizione. Un elemento che emerge, ha ricordato, anche dalle indagini della banca centrale secondo cui nei prossimi mesi le aziende non prevedono necessità liquide e investimenti. Uno scenario che pesa quindi sulla domanda di prestiti che rimane negativa, anche in prospettiva, sebbene le condizioni migliorate sui tassi abbiano attenuato il calo. Le mosse della Bce, che la settima prossima taglierà oramai quasi sicuramente i tassi e si appresta a imboccare con decisione la strada delle riduzioni nei prossimi mesi, hanno fatto già muovere il mercato. Gli indici Euribor ed Irs si sono mossi per tempo e ora viaggiano al 3,2 e al 2,4% rispettivamente con cali fra 76 e 110 punti base rispetto ai massimi del 2023. Anche per questo il tasso medio sui nuovi mutui rilevato dall’Abi a settembre è sceso da 3,59 al 3,33%, e in calo rispetto al 4,42% di dicembre 2023. Scende sotto la soglia del 5% quello invece alle imprese, pari al 4,96% rispetto al 5,13% di agosto 2024 e al 5,45% di dicembre. Livelli comunque ancora elevati e che, associati a regole sul merito del credito strette, portano le banche e le associazioni d’impresa a chiedere il rafforzamento del Fondo di garanzia gestito da Mcc per sostenere alcuni dei settori d’impresa. Per Torriero comunque si tratta di «una parte dei prestiti totali», «non tutto viaggia sulle garanzie» e molti di quelli erogati durante il Covid si stanno ripagando. Per questo è in corso un lavoro comune con il Mimit e il Mef allo scopo di proseguire e rilanciare lo strumento in scadenza a fine anno. Come ha spiegato l’ad di Invitalia Bernardo Mattarella «gli incentivi che noi gestiamo, quasi la totalità degli incentivi alle imprese, sono rivolti a quelle che devono ancora nascere, quindi startup, alle imprese che vogliono consolidarsi, fino alle grandi imprese che vogliono fare investimenti strategici. Solo nel 2023 abbiamo sostenuto 64.000 imprese, senza contare quelle assistite dal Fondo di Garanzia di Mediocredito Centrale che Invitalia controlla. Sono 4.200 le nuove imprese, per la maggior parte nel Mezzogiorno e quasi la metà sono imprese femminili».