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Tagli alla manovra, ma non sulla sanità: più risorse, possibili oltre 3 miliardi

Assunzioni e defiscalizzazione per aumentare il numero di operatori sanitari e dare loro una busta paga un pò più pesante. Restano queste le priorità del ministro della Salute Orazio Schillaci rispetto alla manovra che approda stasera in Consiglio dei ministri e che preannuncia tagli, ma non per la sanità. Proprio alla sanità dovrebbero invece andare più delle risorse previste, probabilmente oltre i tre miliardi. Anche se il condizionale è d’obbligo e i nodi da sciogliere ancora diversi, sembra questo l’orientamento del governo che va incontro a quella che, sondaggi alla mano, è una delle preoccupazioni maggiori degli italiani. Liste d’attesa che spingono a ricorrere al privato, pronto soccorso sovraffollati, medici in burnout e in fuga dalla sanità pubblica, infermieri da reclutare all’estero: il Servizio sanitario nazionale è in affanno mentre, secondo una ricerca Ipsos, per sette italiani su dieci la sanità è la priorità assoluta su cui il Governo dovrebbe investire. In manovra «ci saranno più risorse per la Sanità», «spero oltre i tre miliardi» ha precisato il ministro Schillaci, commentando le ipotesi sulle cifre, a margine dell’evento Welfare, Italia di Unipol in collaborazione con The European House-Ambrosetti.

«Non posso e non so dettagliare quanto, ma sicuramente ci sarà un incremento dei fondi rispetto al previsto. E soprattutto ho chiesto che siano destinati agli operatori sanitari». Certo sono meno di quelle che chiedono i medici stessi ma più dei due miliardi inizialmente previsti. Tuttavia, precisa Schillaci, le risorse sono fondamentali ma non sono tutto. «Oggi in Inghilterra si spende il 10% del Pil in sanità, quindi più di noi, eppure ci guardano come modello. Questo significa che, oltre a più soldi, che ci sono e ci saranno, bisogna anche avere un progetto. Cosa che noi abbiamo». Oltre ad assumere personale, ha precisato Schillaci, «servono operatori sanitari con le competenze necessarie per monitorare i pazienti da casa con la telemedicina». Mentre la revisione dei corsi di laurea sulle professioni sanitarie dovrebbe portare a nuove mansioni per gli infermieri, tra cui la possibilità di prescrivere alcuni tipi di medicinali: "Gli infermieri che prenderanno questo titolo avranno conseguito una laurea magistrale e avranno studiato 5 anni nelle università italiane. I medici non devono aver paura se avranno mansioni diverse da quelle che hanno ora». Le risorse della manovra, mirando a nuove assunzioni, avranno ricadute sulle liste d’attesa: «l'Italia ha oggi una legge che finalmente, in maniera organica e precisa, - ha ricordato il ministro - indica cosa fare per abbatterle».

Così come avranno ricadute su innovazione e modernizzazione, «ma la digitalizzazione deve aiutare a superare disuguaglianze: funziona se c'è in tutti gli ospedali, non solo in alcuni». La speranza è che tutto questo abbia un impatto positivo sulla rinuncia alle cure. Sono circa 4,5 milioni gli italiani che nel 2023 hanno rinunciato a effettuare visite ed esami nel pubblico. Di pari passo cresce la spesa out of pocket, ovvero sborsata di tasca propria per visite specialistiche, ricoveri e farmaci: nel 2023 ha superato i 40 miliardi. «Sono cifre importanti che non possiamo ignorare», spiega Schillaci. Le parole del ministro vanno incontro agli appelli dei pazienti ma anche dei medici. «Negli anni - osserva Massimo Di Maio, presidente eletto dell’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) - abbiamo spesso testimoniato disparità nell’accesso alle cure oncologiche tra cittadini di diverse regioni italiane. Quindi, rispetto alle risorse per la sanità, il nostro interesse è non solo che siano adeguate, ma anche che siano utilizzate in modo che le singole realtà non marcino a velocità diverse».

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