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La produzione industriale giù da due anni, tonfo dell'auto con quasi il -40% in un anno

Prova a recuperare la produzione industriale a gennaio, ma il bilancio annuo resta negativo. Con ormai 24 mesi consecutivi di segno meno. Schiacciato dal tonfo degli autoveicoli, che arrivano a sfiorare un crollo del 40% in dodici mesi.

Ed è proprio l’automotive al centro del nuovo tavolo al Mimit, dove il ministro Adolfo Urso insieme ai rappresentanti della filiera e ai sindacati fa il punto sulle politiche nazionali ed europee. L’obiettivo del governo, rimarca, è mettere in sicurezza le imprese e tutelare i lavoratori, per questo «incentiviamo le aziende della filiera automotive a diversificare e riconvertire le proprie attività verso settori ad alto potenziale di crescita, come la difesa, l'aerospazio, la blue economy e la cybersicurezza». Comparti «in forte espansione e ad alta redditività», sottolinea mentre dice stop all’ecobonus a livello nazionale, che non sarà rinnovato, puntando invece su incentivi a livello europeo. E’ un settore quello dell’auto che è alle prese con una crisi ben più estesa.

Del resto non è solo l’Italia a fare i conti con un quadro critico, ma anche i principali competitor europei, Germania in testa dove tra le case automobilistiche soffre pure Bmw che chiude il 2024 con un calo degli utili del 37%, a 7,7 miliardi. Mentre l’Ue fa i conti con armi e dazi, e sale il pressing dall’opposizione per il rilancio produttivo. Così l’attività industriale italiana, come indicano gli ultimi dati Istat, inizia l’anno mettendo a segno un aumento del 3,2% sul dicembre scorso e ancora un calo, seppur più contenuto, pari allo 0,6% rispetto ad un anno prima e dopo il picco negativo del 6,9% raggiunto a fine 2024. E’ una scia lunga due anni: bisogna tornare indietro fino a gennaio 2023 per trovare un segno tendenziale positivo. Una performance che penalizza diversi settori del made in Italy, ma a perdere più terreno sono sempre auto e moda.

I dati di gennaio vedono le flessioni annue più ampie infatti per la fabbricazione di mezzi di trasporto (-13,1%) e le industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-12,3%). E a fare peggio è il comparto degli autoveicoli: la loro produzione, dove le autovetture rappresentano la parte prevalente, a gennaio registra un calo del 37% rispetto ad un anno prima, mentre aumenta del 10% rispetto a dicembre 2024. Ma non basta per voltare pagina. «Una Caporetto», commenta l’Unione nazionale consumatori. Un quadro che spinge ancor più all’attacco l’opposizione. «Due anni di declino inarrestabile, di fronte al quale il governo Meloni non sa che pesci pigliare», incalza dal Pd il responsabile Economia, Antonio Misiani. «I dati Istat confermano il crollo del tessuto produttivo, eppure la premier e il suo governo parlano solo di armi», afferma il capogruppo M5S alla Camera, Riccardo Ricciardi.

Anche la Cgil punta il dito contro «il silenzio» dell’esecutivo e chiede «subito un’assunzione di responsabilità» sullo stato di salute del Paese. C'è poi il futuro di Stellantis. Urso evidenzia che con il Piano Italia, l’azienda ha intrapreso «un significativo cambio di rotta. A differenza di altri produttori europei ha assicurato la permanenza in produzione di tutti gli stabilimenti e dei livelli occupazionali» prevedendo quest’anno investimenti di 2 miliardi per le fabbriche e 6 miliardi in acquisti da fornitori italiani. Il presidente di Stellantis, John Elkann, ne parlerà sicuramente mercoledì prossimo nell’attesa audizione in programma alla Camera. «Il Mimit monitorerà l’attuazione del Piano e gli impegni assunti», assicura il ministro. Sulla possibilità di riconversione delle aziende dell’automotive verso altri settori tra i sindacati metalmeccanici c'è la Fim-Cisl che vede «un’opportunità» e non "operazioni di compensazione, cioè di chiudere le fabbriche dell’auto per fare operazioni militari». Più scettica la Fiom-Cgil secondo cui «governare la transizione non vuol dire passare dal green al militare. Sarebbe una scelta assurda». La Uilm insiste per «un intervento urgente» su ammortizzatori sociali e costo dell’energia.

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