
Lo schiaffo di Bruxelles è pronto a colpire dritto nelle roccaforti repubblicane. Una rappresaglia «ben calibrata» che, nel solco della guerra commerciale consumatasi durante il primo mandato Trump, tornerà a far tremare le icone del made in Usa: Harley-Davidson e Levi's figurano nella lista di controdazi fino al 25% che l’Europa metterà in campo dal 15 aprile, stando alla bozza del documento di 66 pagine di cui l’ANSA ha preso visione.
Il celebre bourbon è invece risparmiato, insieme a vini e latticini, per scongiurare l’escalation dinnanzi alle minacce di The Donald di alzare al 200% i dazi sugli alcolici più pregiati e altre eccellenze del Vecchio Continente. Un compromesso che riflette la pressione diplomatica di Italia, Francia e Irlanda, decise a proteggere prosecco, champagne e i propri superalcolici dalla spirale delle ritorsioni.
* I TEMPI E IL VOTO. Bruxelles risponderà alla scure del 25% su acciaio e alluminio calata da Washington con una manovra a orologeria. Dopo gli ultimi ritocchi alla lista dei prodotti a stelle e strisce da colpire da parte della squadra del commissario al Commercio, Maros Sefcovic, il 9 aprile toccherà ai 27 Stati membri pronunciarsi in sede di comitato tecnico in seno all’esecutivo Ue (in gergo, comitatologia): il voto per dare il via libera alla risposta sarà a maggioranza qualificata, vale a dire 15 Paesi che rappresentino almeno il 65% della popolazione Ue. L’esito appare scontato dopo il via libera politico dei ministri degli Esteri e del Commercio a Lussemburgo sull'intera lista di contromisure. Se da Washington non arriveranno segnali distensivi, una seconda raffica di controdazi è poi pronta a partire il 15 maggio.
* LA PRIMA TRANCHE. Dalla metà del mese dunque Bruxelles rispolvera i dazi anti-Trump: non si tratta di nuove misure, bensì del vecchio arsenale messo in standby dopo il primo scontro commerciale con gli Stati Uniti. A mancare all’appello è però il celebre whisky del Kentucky. Saranno invece colpite le iconiche Harley-Davidson (con cilindrata superiore a 500 cc), gli yacht di lusso americani, i jeans, le t-shirt di cotone, ma anche il burro d’arachidi, il succo d’arancia, il tabacco da masticare e il mais dolce.
* LA SECONDA TRANCHE. Se i colloqui con la Casa Bianca dovessero naufragare, il nuovo contrattacco scatterà il 15 maggio. E sarà rivolto a un mix di prodotti agroalimentari e industriali provenienti da Stati saldamente repubblicani: dalla soia della Louisiana, roccaforte dello speaker Mike Johnson, passando per manzo e pollame di Nebraska e Kansas, fino ad arrivare a forni, stufe, congelatori e tosaerba. Ma anche zucchero, uova, noci, verdure, utensili per la casa, materie plastiche e tessuti, settori dove l’Europa può contare su alternative interne. Sono invece stati stralciati i latticini come latte, burro, yogurt o formaggi. Tra i bersagli anche i prodotti in legno, pilastro dell’economia di Georgia, Virginia e Alabama.
* IL VALORE. La lista originaria Ue prevedeva una prima risposta da 4,5 miliardi di euro, per poi salire a oltre 22 miliardi. Il valore del nuovo elenco, dopo le limature di Bruxelles, resta da quantificare.
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