
La Casa Bianca segnala di essere aperta a trattare con i suoi partner commerciali una riduzione dei dazi. E le borse volano sperando che i possibili negoziati evitino una guerra commerciale a tutto campo. Nonostante il rimbalzo, i timori però restano con gli investitori che guardano con preoccupazione all’entrata in vigore delle tariffe reciproche alla mezzanotte di mercoledì.
Le piazze finanziarie chiudono in rialzo in Asia e in Europa. Tokyo sale del 6% mentre nel Vecchio Continente Londra avanza del 2,7%, Parigi del 2,50% e Milano del 2,44%. Wall Street apre correndo ma chiude in calo segnalando come gli spiragli di negoziati aperti da Donald Trump non sono in grado di rimuovere l’incertezza e, soprattutto, i timori di una recessione. A preoccupare sono le indicazioni provenienti dalla Casa Bianca, che ha confermato l’entrata in vigore di dazi al 104% nei confronti della Cina alla mezzanotte del 9 aprile. La portavoce Karoline Leavitt ha anche spiegato che il presidente seguirà un approccio paese per paese nelle eventuali trattative sui dazi, lasciando intravedere così tempi probabilmente lunghi per il raggiungimento di eventuali accordi.
In questo quadro i listini americani si sono mossi con cautela: dopo essere arrivati a salire del 4% in apertura sull'ottimismo delle trattative, si sono ritrovati prima a procedere in altalena e poi a calare cercando certezze che da Washington non arrivano. Non arrivano né dalla Casa Bianca né dalla Fed.
Il 'giorno della liberazione' di Trump si è abbattuto come una doccia gelata sulla banca centrale americana aprendo un dilemma di non facile soluzione, ovvero alzare i tassi per contenere un potenziale aumento dell’inflazione oppure tagliarli di fronte a un’economia debole che rischia di scivolare in recessione. Il presidente Jerome Powell ha assicurato che la Fed è in una buona posizione per attendere e vedere gli effetti dei dazi. Una posizione che però non convince molti osservatori, preoccupati dalla possibilità che la Fed si trovi ad agire in ritardo. Ai mercati serve «stabilità nella politica commerciale», mettono in evidenza gli analisti notando come la confusione e il caos che si è scatenato dall’annuncio sui dazi ha fatto venire a mancare anche la certezza sulle prossime mosse della banca centrale americana. Oltre a mettere molte aziende americane in difficoltà.
A pagare un conto particolarmente salato è Apple. I titoli Cupertino hanno avviato la seduta in forte rialzo per poi invertire rotta e girare in negativo temendo un balzo dei prezzi dei suoi prodotti con i dazi. Proprio la paura di un rincaro a doppia cifra sta spingendo le vendite di prodotti Apple in vista dell’entrata in vigore dei dazi reciproci il 9 aprile. «Trump ritiene che gli Stati Uniti abbiano la forza lavoro e le risorse in grado di costruire l'iPhone in casa», ha tagliato corto la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt a chi le chiedeva come rispondesse ai timori degli americani per un possibile caro-iPhone.
«L'obiettivo di Trump - ha ribadito il segretario al Tesoro Scott Bessent - è quello di portare posti di lavoro e produzione manifatturiera negli Stati Uniti, aumentando i salari e rilanciando il sogno americano».
Caricamento commenti