Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Via libera dell’Ue alle contromisure sui dazi Usa: stop dell’Ungheria, ma scatta la stretta su acciaio, alluminio e soia

Il provvedimento, votato nel Comitato barriere commerciali, prevede quattro liste di beni colpiti da tariffe, con scadenze differenziate e un messaggio politico a Washington.

L’Unione europea passa ai fatti: i Ventisette (o meglio, i Ventisei, data la contrarietà dell’Ungheria) hanno approvato le contromisure commerciali in risposta ai dazi americani sull'acciaio e all’alluminio. L’ammontare complessivo è di 20,9 miliardi di euro (contro i 28 miliardi che dovrebbe incassare il tesoro americano dalle nuove tariffe), suddiviso in quattro fasi: dazi per 3,9 miliardi a partire dal 15 aprile, ulteriori 13,5 miliardi dal 15 maggio e infine 3,5 miliardi dal primo dicembre. Le tariffe varieranno tra il 10% e il 25%, a seconda dei prodotti.

Al contrario della politica adottata dall’amministrazione di Donald Trump, che colpisce tutto e tutti senza distinzioni, la strategia europea è più chirurgica: massima leva sugli americani con il minor danno possibile per le imprese europee. Anche per questa ragione sono state tolte dalla vecchia lista il whisky e il bourbon (dopo le minacce di ritorsioni da parte di Trump per il 200%). Nel mirino di Bruxelles finiscono quindi non solo acciaio e alluminio ma altri settori chiave come agroalimentare, cosmetica, tessile e beni industriali.

«L'Europa è aperta al commercio e agli investimenti», ha rassicurato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, incontrando proprio i rappresentanti delle imprese americane presso la Camera di commercio statunitense nell’Ue. «Noi negoziamo, non alimentiamo le tensioni, per mantenere fluide e solide le catene di approvvigionamento tra Ue e Usa. Investite qui, beneficiate qui», ha aggiunto, sottolineando anche l’impegno della Commissione per semplificare le regole e rafforzare il Mercato unico.

La Commissione ha precisato che le contromisure potranno essere sospese in qualsiasi momento, qualora si arrivi a un accordo negoziale «equo e bilanciato» con Washington. Tuttavia, l’Unione ha deciso di agire ritenendo i dazi statunitensi «ingiustificati e dannosi» non solo per l’economia europea, ma anche per quella globale.

Nel mirino finiscono quindi mais, riso, legumi, succhi di frutta, conserve di ortaggi, frutta secca e semi oleosi, insieme a tabacco lavorato, sigari e prodotti alternativi alla nicotina. Per il consumo quotidiano sono previsti dazi su cosmetici, oli essenziali, prodotti per la cura della persona, articoli tessili come t-shirt, camicie e lenzuola, calzature e ombrelli.

L'industria viene colpita con misure su laminati d’acciaio, tubi, barre, raccordi e strutture metalliche, oltre a manufatti e articoli in alluminio. Rientrano infine nella lista anche coltelleria, ferramenta e articoli da cucina. Non mancano riferimenti mirati a comparti strategici: la soia, proveniente in particolare da Stati come la Louisiana, feudo dello speaker della Camera Mike Johnson, è già oggetto di ritorsioni da parte di altri Paesi. La carne bovina e il pollame, settori centrali per Stati a maggioranza repubblicana come Nebraska e Kansas. Bruxelles ha puntato anche sui prodotti industriali, come forni, stufe, congelatori e tosaerba, beni per cui l’Unione ritiene di poter contare su valide alternative interne. Le iconiche motociclette Harley-Davidson, già bersaglio di precedenti contromisure europee, rientrano nuovamente tra i prodotti colpiti, con Bruxelles che incoraggia il consumo di alternative made in Europe (anche italiane). E ancora: il settore del legno, fondamentale per economie statunitensi come Georgia, Virginia e Alabama. Il legno lavorato è considerato un input strategico per il manifatturiero Usa.

Ora si guarda avanti. L’intenzione è negoziare ma allo stesso tempo si preparano altre contromisure per rispondere ai cosiddetti dazi reciproci e a quelli sull'auto che all’Unione europea costano oltre 50 miliardi di euro (da sommare ai 28). Nulla è escluso, compreso il ricorso allo strumento anti-coercizione (che i giornalisti chiamano il bazooka) che limiterebbe il mercato europeo per le aziende americane colpendo in particolare le big tech. Tuttavia vi è il timore che l’unità europea non regga. In particolare la Francia ha espresso preoccupazione sulla possibilità che la presidente del Consiglio italiana, Giorgia Meloni, nella sua visita alla Casa Bianca - il 17 aprile - giochi più per l’Italia che per il resto del Continente. «Il rischio c'è ma se ci dividiamo perderemo forza», ha ammonito il ministro dell’Industria francese, Marc Ferracci.

Di diverso avviso il leader del Partito popolare europeo, Manfred Weber, che ha espresso sostegno a Meloni, definendola «radicata nella prospettiva europea» e sottolineando il suo impegno a difendere gli interessi europei anche nei rapporti con Washington.

Tag:

Oggi in edicola

Prima pagina

Caricamento commenti

Commenta la notizia