Domenica 28 Aprile 2024

Toninelli, il tunnel del Brennero ancora non c’è!

Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Danilo Toninelli

È il vero erede di Beppe Grillo. Sì, stiamo parlando di lui, l’ineffabile ministro Danilo Toninelli: riesce infatti, tra i tanti – pur talentuosi – che provano a imitare il bravo performer genovese, a esprimere una comicità (due, tre, quattro punto zero) irresistibile. Talvolta, è vero, quando avvengono immani tragedie come quella del capoluogo ligure, da divertirsi c’è davvero poco – vedere in tv gli ampi sorrisi di Toninelli, innanzi al plastico del ponte che sorgerà (?) al posto del “Morandi”, ha offeso l’Italia intera –; ma talvolta, se pure in gioco c’è... solo il futuro del Paese, che si preannuncia – proseguendo con la fantascienza gialloverde – triste, solitario y final, è impossibile sottrarsi alle risate. Ma cosa s’è inventato, Toninelli, per garantirci nuovo divertimento? «Sapete – ha detto il ministro dei Trasporti pentastellato parlando ad alcuni sventurati interlocutori – quanti imprenditori italiani utilizzano con trasporto su gomma il tunnel del Brennero? Purtroppo dobbiamo subire limitazioni settoriali da parte delle autorità del Tirolo che danneggiano fortemente l’economia italiana. Ma ora la Commissione europea potrà dare una mano all’Italia nel ristabilire le corrette regole della libertà della circolazione delle merci». Piccolo non trascurabile particolare: il tunnel (soltanto ferroviario) del Brennero ancora non esiste. Sarà ultimato, se tutto va bene, nel 2025. E Toninelli non sa nemmeno che lo scorso 12 giugno, a margine d’un vertice Italia-Austria, il suo Ministero ha firmato una nota con cui faceva il punto su lavori e finanziamenti. Sì, è il numero uno. Toninelli, con quell’aria un po’ così, surclassa il capo politico Luigi Di Maio, capace tutt’al più di scambiare il Cile con il Venezuela, l’aggiotaggio con il riciclaggio. E persino il premier Giuseppe Conte, in confusione sull’8 settembre 1943, al cospetto di Toninelli è un dilettante. Solamente i genovesi, rieccoci, non lo apprezzano. Anzi sono infuriati. Il decreto «scritto col cuore» da Toninelli (così ha detto) fa schifo (così hanno detto).

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