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Le tesi economiche di Lega e 5 Stelle, roba da far ridere uno studentello

Luigi Di Maio e Matteo Salvini

Beh, ora basta. Lo scaricabarile, lorsignori, lo facciano come i camalli, alla banchina del porto di Genova. Gettare taniche di benzina sul fuoco, dicendo che, tanto, i cerini li avevano accesi “quegli altri”, è una scusa da bettola. Non da statisti. A noi basterebbe solo che fossero almeno “statistici” e dimostrassero di saper fare qualche addizione e un paio di divisioni a due cifre. Speranza vana. Ieri la Commissione di Bruxelles ha dato l'avvio alla “procedura d'infrazione” contro l'Italia, per indebitamento eccessivo.

Che significa? Che presto ci potrebbe arrivare una “multa”, tra capo e collo, di circa 3,5 miliardi di euro. E chi paga? Pantalone, è ovvio. O, meglio, per capirci, le tasche dei nostri pantaloni. Metteteci anche la neutralizzazione delle clausole di salvaguardia sull'Iva (a occhio 25 miliardi), tutti gli investimenti “sociali” fatti a cambiali, i debiti spostati con un trucco contabile al 2020 e la prospettiva di un ulteriore crollo del Pil (siamo praticamente in stagnazione) e il risultato finale sarà un bagno di sangue finanziario. Questa manica d'incapaci (e arroganti) che bivacca dalle parti di Palazzo Chigi sta portando quella che una volta era la quinta potenza industriale del pianeta a sbattere contro un muro di calcestruzzo. Se ci declassano ancora il “rating” sul debito sovrano (cosa probabilissima, visti gli outlook abbondantemente negativi), le aste dei Bot si terranno sul sagrato delle chiese. E lo “spread” diventerà “squash”.

Pregando sempre tutti i santi, affinché non si scoperchi la botola dei debiti “problematici” di certi istituti bancari. La distanza che ci separa da una “sindrome” greca o cipriota (quando murarono i bancomat) non è certo lontanissima. La crisi di liquidità si potrebbe materializzare in qualsiasi momento. Non scherziamo. I numeri sono spietati, ma non c'è peggio di chi si tappa le orecchie per non sentire o gli occhi per non vedere. Se poi chi ha studiato da carpentiere vuol fare l'ingegnere aerospaziale, allora siamo proprio persi. Le tesi economico-finanziarie dei nostri governanti farebbero sorridere di scherno anche uno studentello. Si straparla di tagli, welfare, crescita e “domanda interna”, coi toni saccenti che si potrebbero sentire solo nello scompartimento di un treno. O sull'autobus.

Dal Vietnam (?!?) il premier Conte ha detto che farà di tutto per scongiurare la procedura. Si piazzerà al semaforo, fermerà le macchine e chiederà agli automobilisti qualche spicciolo per salvare l'Italia. Come quelle quattro lire (quei quattro euro, pardon) che hanno scippato ai pensionati. Per non parlare delle spese “pazze” che si fanno alla Camera e al Senato. La Commissione Ue, rappresentata dal vicepresidente Dombrovskis, loda la Spagna, assolve e incoraggia la Grecia e affonda invece il Belpaese, accusato di aver gestito l'economia puntando, praticamente, allo scasso. Il report stilato sull'Italia (una quindicina di pagine) sembra il bollettino di guerra del Regio esercito dopo la rotta di Caporetto. Quando gli austro-tedeschi ci fecero correre (all'indietro) per tutto il Nord-Est. Così anche questa volta ci è toccato trincerarci malinconicamente sulla linea del Piave. Sognando un'altra Vittorio Veneto.

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