Nuovo Fisco? Nulla che, in questi mesi, ne abbia fatto seriamente intendere contenuto e contorni. La discutibile flat tax, d'altronde, è rimasta un'alchimia lontana anni luce. La riforma delle autonomie che piace tanto alle regioni del Nord? Saltata. La riforma della giustizia che piace soprattutto a chi con la giustizia ha beghe da neutralizzare? Saltata pure quella. E che dire delle politiche per il lavoro? “Quota 100” ha caricato di pesi ulteriori il sistema previdenziale, e neppure sta favorendo il ricambio generazionale. Il Pil? Addormentato. Il debito pubblico? No comment. Il reddito di cittadinanza? Un obolo che nella parte “propulsiva” fa ridere mezza Europa. Il sistema produttivo? Rispetto al 2017, è bell'e sotto terra. Non è una questione di «troppi no», cara la nostra Lega rimasta padana nel Dna. Si sapeva tutto fin dall'inizio: faceva acqua già dai primi vagiti il «contratto di governo» con i 5Stelle, un fallimento annunciato. Non siamo la Germania dei quattro mandati alla Merkel e della Grosse Koalition, noi siamo diventati l'Italietta di Giggino&Matteo, poi sempre più di Matteo&Giggino, verdegialli per amor di poltrone, conquistate raccontando favole agli italiani più ingenui e miopi. La novità di ieri? Si è svegliato Grillo. Già aveva preso le distanze dal suo malriuscito esperimento da laboratorio; adesso ha capito che, contro i «nuovi barbari», ha il dovere d'impegnarsi di nuovo e di più. Ma il rischio è che - innanzi a simili «macchine da propaganda» - potrebbe essere troppo tardi. Ed è un guaio che in ballo ci sia il nostro fondoschiena. La speranza è che una larga parte degli italiani s'accorga del bluff leghista e della cortina ammorbante di fumo che s'alza ogni volta che qualcuno, demagogicamente, affida le future fortune delle sue scelte politiche alla Vergine Maria o a qualche lacrima sparsa a bella posta, o a qualche palo di lap dance. L'esperienza verdegialla passerà alla Storia come una delle pagine più buie della Repubblica. E che la Lega non provi, mistificando l'evidenza, a scaricare ogni colpa sul... giallo. La Lega, verde, c'era e ha sfruttato da subito il goffo teatrino con Conte - signor sconosciuto (ci scusi, Presidente) -, messo al centro della scena: la Lega sapeva delle divergenze siderali sulla Tav, delle idee diverse sulla Giustizia, sui migranti e sulla sicurezza “alla Trump”. Ma quale «contratto di governo»? Un anno buttato, sappiamo noi tutti dove, e che ora graverà sulla pelle già ustionata (dalla crisi globale) degli italiani. Di sovranismo, di tutte le stroboscopiche cretinate anti-Ue non stiamo nemmeno a parlare. Noi non spariamo roboanti “verità rivelate” dai palchi, noi non amiamo Putin, che “normalizza” i giornalisti arrestandoli - che filmino o no moto d'acqua della Politsiya, che scrivano o no di fondi neri -, né ci giriamo dall'altra parte se gruppi d'estrema destra occupano palazzi pubblici. Ma una cosa, a questo governo, la riconosciamo: d'averci indotto a credere che il maggior problema di noi italiani sia quello dei migranti, lavavetri maledetti. Che se ne stiano a marcire e a morire al largo di Lampedusa per giorni - anche bambini e donne, se capita -, a lavare le stive delle navi. Certo, riteniamo, sarebbero stati argomenti - se avessimo avuto nei dintorni non uno statista ma almeno l'ombra d'un politico vero - da affrontare a Bruxelles con la Parola. Sai, sapete, quando mostri con forza la ragione, non cinicamente la forza cancellando ogni ragione. Povera Italia (e qualcuno lamentava la «deriva autoritaria» sofferta con Renzi, quello del Jobs Act - a proposito del 2017 - e di Industria 4.0). Tra poco dovremo eleggere un Parlamento che nel 2022 sappia scegliere il nuovo Capo dello Stato. Non scherziamo col fuoco. Papa Bergoglio può non piacere, ma l'altro ieri ha “sussurrato” un'indicazione chiara al Paese. A un Paese che battezza i bimbi e che ai matrimoni e ai funerali continua a dirsi cristiano. Ci sono state, nella Storia (e la esse, forse, stavolta dovrebbe essere minuscola), epoche in cui chi non era d'accordo, poiché diverso, veniva “marginalizzato” malamente. E qui ci fermiamo... Buona Italia a tutti. #primalalibertà