Il coronavirus ha contagiato centomila persone, ne ha uccise migliaia, ha seminato il panico. Con un ulteriore, gravissimo effetto collaterale: ha messo in ginocchio la già febbricitante economia di mezzo mondo. L’agenzia di valutazione Moody’s ha rivisto al ribasso le previsioni di crescita dei Paesi del G20: dal 2,4% al 2,1. La Cina passerà, ad esempio, dal 5,2% al 4,8, gli Stati Uniti dall’1,7% al- l'1,5 mentre l'Italia registrerà una contrazione dello 0,7%. Nel rapporto si sottolinea che alle nostre latitudini è arrivato l’inverno, siamo in recessione, con l’economia in contrazione dal primo trimestre 2020. Sembrano numeri di poco conto, decimali, ma tradotti in cifre sono miliardi di euro/dollari. Cosa ha pesato e peserà. A livello globale l’accentuata debolezza della domanda di beni e servizi si tradurrà in prezzi delle materie prime in flessione, col petrolio che rischia di scivolare a livelli da saldi di fine stagione, anche alla luce del mancato taglio della produzione. Occorre ricordare che i Paesi produttori, grazie ai petrodollari, sono tra i maggiori “sostenitori” del Pil mondiale e se guadagnano di meno smettono di spendere e spandere. Una prolungata flessione dei consumi, unita alla chiusura delle aziende per motivi sanitari legati al coronavirus, inoltre, accentuerebbe l’incertezza che potrebbe poi alimentare dinamiche recessive autoportanti, con devastanti effetti a catena, soprattutto per l'Italia. Perché parlare di numeri in un momento così complicato? I Governi hanno varato una serie di misure drastiche per rallentare la diffusione del virus ma, forse, hanno fatto poco per evitare che il contagio della recessione si propaghi da un’economia all’altra. I rischi? Che finiscano sul lastrico imprenditori e famiglie, che si dissolvano milioni di posti di lavoro, che si brucino miliardi su miliardi, che magari potrebbero essere impie- gati per migliorare la sanità a livello globale e per stimolare uno sviluppo a misura d'uomo. Occorrono misure condivise pure per arginare lo speculovirus. Nelle Borse di tutto il mondo, ad esempio, si vendono titoli allo scoperto, cioè senza averli realmente in proprietà, e si fanno crollare i prezzi, considerato che l'incertezza ha fatto scappare i compratori. Perché non bloccare per un paio di mesi questi untori?