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Tutti a casa per il coronavirus: è il rumore di fondo che manca...

È il rumore di fondo che adesso ci manca. Quel martellante sibilo quotidiano che saliva dalle strade affollate delle nostre certezze occidentali. Impensabile. Non sapevamo quasi d’averlo, oggi lo desideriamo.

E invece il silenzio totale si è all’improvviso insinuato nel rosario quotidiano dei gesti, dell’asfalto deserto, dei passi ad oltre un metro dal mondo possibile per proteggersi dall’ignoto.

Ma come, non eravamo invincibili e coperti ampiamente dalle nostre consolidate abitudini, e invece ci siamo ritrovati fragili e scomposti davanti alla febbre collettiva che pensavamo di poter dominare guardando dai moderni microscopi.

Tutto è ridisegnato, folgorato dall’emergenza continua, spappolato nei quotidiani andirivieni mancati che ci rallentano l’esistenza. E scandiscono i giorni anche i numeri del bollettario emergenziale, la conta degli unti.

Il nastro giallo incrociato sui pavimenti che frequentiamo per vivere a distanza sembra quasi un gioco di società eppure ci angoscia, ci lascia sgomenti e perplessi, segna il nuovo destino che ci hanno promesso sarà provvisorio.

E chiediamoci tutti cosa rimarrà impresso nelle anime dei nostri ragazzi spaesati dopo questa frenesia che non sembra concludersi, che sembra quasi irreale. Forse custodiranno anche loro i ricordi incancellabili di strane privazioni e rinunce, e sarà un po’ come quando i nostri nonni raccontavano l’epopea drammatica della guerra scontata vivendo. Si fortificheranno.

In mezzo a questo bailamme le parole rimangono l’unico viaggio possibile. L’unico. Le parole che possono condurci per mano verso il respiro, la Bellezza, la speranza, le certezze.

Tornerà davanti al mare, tra non molto, dobbiamo volerlo con tutte le nostre forze, quel rumore di fondo che per adesso è rimasto sospeso. E lo benediremo. Chi l’avrebbe mai detto.

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