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Le parole di Vittorio Feltri, il virus del razzismo e l'epidemia mai sconfitta

Vittorio Feltri, martedì sera in“Fuori dal coro” su Rete 4, a proposito dei “rapporti” tra Lombardia e Campania in tempi di coronavirus e... protezione dei confini: «Io non credo ai complessi di inferiorità, io credo che i meridionali in molti casi siano inferiori».

Il giornalista bergamasco, candidato di Salvini e della Meloni alla presidenza della Repubblica nel 2015, innanzi alla bufera scatenata dalle sue parole, ieri ha provato a correggere il tiro: «Mi pare del tutto evidente che il Sud e la sua gente sono economicamente inferiori rispetto al Nord». E poi, ancora: «L’antropologia non c’entra con il portafogli». Infine la solita stucchevole postilla, molto in voga sia nel nord che nel sud del pianeta: le sue parole sarebbero state strumentalizzate. “Attenuante” che a ogni latitudine intenerisce i più misericordiosi.

In circostanze simili un meridionale potrebbe replicare sciorinando un lungo elenco di sudisti ben riusciti che hanno dato lustro – nelle scienze e nelle arti, nella politica, nello sport e in questa e quella pratica umana – all’Italia, all’Europa, all’emisfero boreale e talvolta al globo intero.

Lo stesso meridionale potrebbe pure ricordare a Feltri che, tra meridiani e paralleli, viviamo tutti a sud di qualcuno e di qualcosa, che la Lombardia è meridione per i tedeschi, e che la Svezia, quella – per ora – dell’immunità di gregge, se ne frega di tutto ciò che capita a sud del sole di mezzanotte, perfino d’una parte di se stessa, forse.

Lo stesso meridionale potrebbe menzionare i greci, il mondo classico anche senza fare... nomi, perché “basta la parola”. Et cetera et cetera, tra memorie latine e longobarde.

In circostanze simili un altro meridionale potrebbe replicare magnificando la creatività, il genio d’ogni sud del mondo rispetto alla rigidità di chi ha vissuto più prossimo alle montagne che al mare. Gente zelante con valigetta ventiquattr’ore che, ligia solo e soltanto ai suoi schemini, non riesce – nemmeno per un minuto – a sparigliare, a rendere la vita più viva e più bella. Eccetera eccetera: chi più cretinate ha in mente, più ne metta...

In circostanze simili un altro tipo di meridionale potrebbe replicare concentrandosi più sul peso che il direttore editoriale di “Libero” attribuisce al portafogli per discriminare le persone. Sì, discriminare: non sembra essere una constatazione asettica quella di chi afferma «Mi pare del tutto evidente che il Sud e la sua gente sono economicamente inferiori rispetto al Nord».

C’è un più di superbia, di “sadico” compiacimento che ferisce: questo meridionale potrebbe contestare a Feltri d’ostentare distacco e spocchia per nutrire, anche nelle sue boutade da bar, il proprio narcisismo. Gli contesterebbe il fatto, brutto, di offendere così ogni persona che abbia cuore e intelligenza. Che vanno insieme, negli uomini migliori. Dovunque vivano e qualunque sia la città di nascita che, senza complessi di inferiorità, fa mostra di sé nei documenti anagrafici. Quelli sì, asettici.

In certe situazioni, e la pandemia è più che una situazione, si vien fuori al naturale. Purtroppo, in questi giorni, è qualcosa che capita di patire pure tra le mura domestiche. Pure tra le mura cittadine, regionali, nazionali. Lombardia, Campania, eccetera eccetera. E vien fuori – tra altra maleolente spazzatura – il razzismo, lo stesso virus che traspirava dall’humus di Pontida, e non si può fare a meno di rammentare la demagogia “lumbard”, i proclami di superiorità e secessionismo di Bossi e di tutti i suoi “figli”, discepoli convinti (e in fondo in fondo hanno l’aria d’esserlo ancora) salvo poi a rinnegare, di fatto, anche il sacro Po pur di pescare voti tra i terroni.

Chissà come ci si sente a nascere a Bergamo Bassa.

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