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Il commissario Covid? Un nuovo Mister Wolf

Il commissario per l'emergenza Covid, Domenico Arcuri

"Sono il signor Wolf, risolvo problemi”. Si presentano così, o quantomeno vengono scelti con questa missione, i commissari in Italia. Proprio come l'Harvey Keitel Tarantiniano in Pulp Fiction, si materializzano a tempo di record - nel film cult in poco meno di 10 minuti - con un bolide sportivo, suonano alla porta, prendono informazioni, studiano il caso e sciolgono nodi piuttosto intricati. Fanno miracoli, specialmente quando bisogna sbrigare dieci, cento faccende. Il funzionario cui è affidato un incarico straordinario, di solito di un certo rilievo, diventa così l'eroe moderno.

Un superuomo che ai tempi del coronavirus si fa in quattro per garantire l'approvvigionamento di mascherine, banchi con e senza rotelle, siringhe, vaccini. Una sorta di Mosè che col suo bastone separa le acque del Mar Rosso e genera un flusso d'acqua dalla spaccatura di una roccia. Tratti distintivi? Competenze fuori dal comune, nervi d’acciaio e savoir faire in dosi massicce, tali da renderlo un'icona e trasformarlo in un mito anche per i bambini. Ai quali, se oggi si chiede “ma che mestiere vorresti fare da grande?”, risponderebbero senza esitazione: “Il commissario Covid”.

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