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Italia e Berrettini: è lo Special Sunday azzurro. Può diventare una data “immortale”

Gli inglesi lo sussurrano: “A chance for immortality”. L’occasione per diventare immortali. Lo sanno meglio di tutti. Vincere per entrare nella leggenda, per restare impressi negli occhi, nel cuore e negli scritti di un popolo che questo trofeo non l’ha mai alzato. Sanno che il momento è unico e irripetibile: nel tempio di Wembley, il loro scrigno dei miti, davanti a 70mila persone che non aspettano altro. Settantamila leoni contro settemila fratelli d’Italia, un popolo contro una legione. Non ci sarebbe partita. Ma noi sappiamo come si fa. Lo abbiamo già fatto. Nel 2006 a Dortmund, lì dove il perfetto modello tedesco, quello dei meccanismi infallibili, si è inceppato davanti al cuore e al coraggio italico. Squadre e momenti diversi, è vero.

Quella era la Nazionale dei “fenomeni”, arrivati all’apice della carriera con un talento e un’esperienza tali da non dover temere nulla. Questa è squadra differente, ricca di giovani che sotto la pressione di Wembley possono sparire. Ma sotto quella pressione possono rimanere schiacciati anche gli inglesi. E allora il segreto è far loro paura. Da subito. Minare le loro sicurezze, crepare la loro certezza, insinuare anche per un solo attimo il dubbio che il trionfo che vogliono vivere può trasformarsi nella più colossale disfatta del calcio inglese. Possono andare in tilt, davanti al nostro coraggio e alla nostra leggerezza. Mancini lo ha detto: “Divertitevi”. A Wembley gli azzurri proveranno a conquistare un trofeo che manca da 53 anni, nel 1968 l’unico trionfo all’Europeo, troppo lontano e sbiadito il ricordo per non essere rinfrescato.

E allora la spada è lì, al centro del campo. Servono cuori impavidi, i “braveheart” di sir William Wallace, il condottiero scozzese che li ha fatti piangere nelle pianure verdi. Oggi tocca a noi. “No pain, no gain” è assunto che vale nello sport come nella vita. Siamo pronti.

La leggenda racconta che a sud di Londra, sulla collina dove sorge Glastonbury Tor, sia sepolto il Santo Graal, la coppa della verità, dell’iniziazione, del segreto sacro. A pochi chilometri gli azzurri di Mancini e qualche ora prima il bel volto di Matteo Berrettini proveranno a dipingere d’azzurro Wembley e Wimbledon, le due “coppe sacre” dello sport inglese. Lo faranno l’11 luglio, un giorno che può essere eletto definitivamente a festa nazionale dello sport italico, un giorno che ha già nel passato radici epiche: l’Italia di Bearzot del 1982 al Bernabeu trionfò proprio l’11 luglio. E allora gli inglesi lo sussurrano ma noi lo gridiamo: fratelli d’Italia, immortali. “A chance for immortality”.

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