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Il caso dell'assessore leghista, se i seminatori d’odio si armano

Il luogo dov'è avvenuta la sparatoria a Voghera

Adesso invoca la legittima difesa questo pistolero - guarda caso leghista - rappresentante del popolo. Che nei panni di avvocato, nel 2016, difendendo il cuoco di un ristorante nel Pavese, durante una colluttazione, sparò a un cliente con un fucile a pompa ferendolo a un braccio. Ma vi sembra normale - pur non giungendo a semplicistiche conclusioni - che in questo Paese qualcuno, nel caso di specie un sovrintendente di polizia con abilitazione alla professione forense, poi docente di Diritto penale, assessore alla Sicurezza a Voghera in quota salviniana, esca di casa al mattino armato di pistola, o vada in giro con un fucile a pompa, e durante una lite con un extracomunitario - che si può anche immaginare particolarmente facinoroso, per effetto di garantismo in ogni direzione - scivolando a causa di una spinta esploda un colpo di pistola uccidendo un uomo? Al di là delle indagini che faranno il loro corso, di una dinamica dell’evento che è in fase di ricostruzione, e di un pubblico ministero che ha già rimodulato l’ipotesi di reato da omicidio volontario in eccesso colposo di legittima difesa, assegnando ai domiciliari Massimo Adriatici, a noi qualcosa non quadra. C’è da inorridire di fronte all’ipotesi che migliaia di italiani ogni mattina possano uscire di casa armati di una pistola carica e con il sistema di sicurezza disinnescato, sicché scivolando potrebbe partire un colpo all’indirizzo di chi ti dà fastidio: un extracomunitario insistente al semaforo, un ubriaco molesto, un parcheggiatore improvvido in seconda fila che ti impedisce di far manovra, due ragazzi che si baciano a una fermata della metropolitana o due ragazze che abbracciate prendono il sole. E non metteremo sul tavolo, per una volta, un altro tema doloroso: che civiltà è quella che guarda con sovrano distacco alla perdita di migliaia di vite in mare? Ma va da sé che tutto in qualche modo si lega nelle società dell’egoismo, del sovranismo, del nuovo razzismo, delle antiche intolleranze che la storia dell’uomo puntualmente fa riemergere. Adesso dovremo registrare la ridda delle reazioni politiche: “la legittima difesa è sacra”; “la vita, anche dell’uomo più abietto, è sacra”. Sbocco stucchevole di un Paese che ha perso la rotta. E non ci saranno fondi sufficienti di qualsivoglia Recovery per ritrovarla.

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1 Commento

joepass

22/07/2021 18:20

Bellissimo articolo. Complimenti al giornalista Francesco Celi. Io ho molte riserve a proposito di questo tipo di accoglienza spropositata e senza alcun obiettivo di integrazione da parte della politica. Anche sulla questione dei rimpatri ho molte riserve. Ma sin qui tutto è legittimo. Siamo un Paese democratico e la dialettica, l'argomentazione e il diritto di voto sono le uniche armi che abbiamo a disposizione per cercare di cambiare ciò che ci sta più a cuore. Non si può uscire di casa con il colpo in canna, è proibito. Nemmeno le forze dell'ordine, se non impegnate in blitz o inseguimenti vari, tengono l'arma senza sicura. Il giornalista ha perfettamente ragione. Perdere la rotta in questa maniera è davvero stucchevole e niente e nessuno potrà restituirci la bussola se non ci fermiamo a ragionare e condannare questi episodi e non per le contrapposizioni del caso specifico, ma perché sia la legge che la nostra bellissima Costituzione vanno in senso totalmente opposto.

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