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Salvini, Letta e la girandola per il Colle. Quando un Tweet affonda la tentazione...

Nessun vertice dei leader degli schieramenti. Non servono. Ci sono i social. Veti e “warning” vengono notificati attraverso i nuovi strumenti della comunicazione. Salvini prova a forzare sulla Casellati in vista del quarto scrutinio e gioca di sponda con il M5Stelle, potendo contare sull’incondizionato sostegno di Forza Italia e Giorgia Meloni, che sul nome della presidente del Senato possono solo concordare.

Il segretario del Pd individua il rischio e con un Tweet fa saltare l’operazione. Anzi, fa di più. Avvisa il leader della Lega, il centrodestra e gli alleati ondivaghi pentastellati che in caso di forzature salterà il governo. Pd e Leu sarebbero pronti a uscire dall’esecutivo. E Draghi, a sua volta, prenderebbe atto che la maggioranza che potrebbe portare al Colle un nome imposto da una parte, sarebbe profondamente diversa da quella di unità nazionale che sostiene il lavoro di Palazzo Chigi, per cui prenderebbe cappello e toglierebbe il disturbo.

A quel punto cosa accadrebbe? Crisi di governo e trattative sulla base di non si sa quale convergenza con il M5Stelle fuori dal perimetro del centrosinistra. L’avviso viene percepito, Conte rassicura che non ci sono veti nei confronti di Draghi, ma mente sapendo di mentire mentre ribadisce che il premier ha ancora troppi dossier scottanti sul tavolo e il Paese ha bisogno di un nocchiero sicuro.

Salvini contatta Sabino Cassese, ma si guarda bene dal rendere noti i termini del confronto, poi vira su Casini, che con la Casellati non era nella “rosa” proposta avant’ieri ma di fatto i due candidati più forti e per questo tenuti coperti. Letta insiste: bisogna legare l’elezione al Quirinale alla maggioranza che sostiene l’esecutivo, pertanto non potrà salire al Colle un uomo o una donna di parte. Il profilo di Casini si rafforza sempre più, insidiato, ma da lontano, da quello di Giuliano Amato, che però sabato ha in agenda il suo insediamento alla presidenza della Corte Costituzionale.

Girandola di vertici nella serata e in nottata con l’obiettivo di giungere a una soluzione condivisa. La tentazione della spallata è stata forse seppellita, ma serve un’intesa vera su un nome. E per non stringere troppo il cerchio sovraesponendo i pochi profili rimasti in campo, si mette sul terreno anche Marta Cartabia. Ma qualcuno presagisce: vedrete, anche al quarto scrutinio Mattarella imbarcherà crescenti consensi. Perché il mantenimento dello “status quo” sminerebbe il terreno da ogni frattura politica e conferirebbe stabilità. Vedremo se sarà fumata bianca o stallo. Oggi molte nubi si diraderanno dall’orizzonte.

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