Italia fuori dai Mondiali: l'apocalisse azzurra. Mancini? Il progetto c'è, ma ora il rebus emotivo
L'Italia è fuori dai Mondiali. In Qatar non ci sarà. Per la seconda volta di fila. Bene che vada per 12 anni, dal 2014 al 2026, il colore azzurro ad una manifestazione iridata di calcio non ci sarà. Non il nostro azzurro. E dire che siamo Campioni d'Europa. E' lo sport, la dimensione in cui l'oggettività ha un peso almeno pari agli episodi. E gli episodi spesso fanno la differenza tra la vita e la morte, tra il trionfo e il fallimento. Ricordate il gol di Arnautovic negli ottavi di finale degli Europei in Italia-Austria? Era il 70', annullato al Var per un filo di fuorigioco. Senza quella decisione arbitrale forse avremmo raccontato un'altra storia. E la stessa cosa dicasi per i due rigori di Jorginho falliti nel girone di qualificazione: questi spareggi non ci sarebbero neanche stati, con l'epocale crollo casalingo con la Macedonia del Nord. E saremmo qui ad esaltare Mancini e i suoi ragazzi. La notte di Palermo porta invece con sé una sconfinata amarezza. Ma deve portare anche delle riflessioni: lo diciamo a ogni crollo, ma la sensazione ogni volta è che il tempo delle riflessioni non cominci mai. Serve oggettività: non andiamo ai Mondiali per la seconda volta di fila, perché il calcio italiano si è evoluto poco, nonostante ci fossimo illusi. Faticheremo a ripartire. Non abbiamo attenuanti. In difesa giocano ancora Chiellini e Bonucci e quando non ci sono appare evidente la carenza di personalità più che i problemi di solidità difensivi. Che fare allora? Salutare Mancini? Complicato. Al di là del fallimento senza attenuanti di queste mancate qualificazioni resta il progetto di gioco che l'Italia ha dimostrato di avere negli ultimi anni. E il "Mancio" è l'artefice. Va però analizzato anche l'aspetto mentale ed emotivo di questo tracollo. E capire se Mancini avrà la forza di ripartire, crederci e restare credibile agli occhi della truppa azzurra. Se dovesse invece rimanere ingabbiato nel flashback di questa tragedia sportiva avrebbe poco senso continuare con lui. Serve freddezza e provare ad analizzare la situazione a mente serena. Non oggi. Che l'Italia pallonara sia al collasso non lo si apprende adesso, in Europa - a livello di club - facciamo ridere da anni. Il nostro campionato è costituito dal 62% di giocatori stranieri (343 su 553), ma non è il principale dei problemi visto che la Premier League è anche peggio. La Serie A è anche tra le leghe più anziane del vecchio continente con un età media che supera di gran lunga i 25 anni, l’esatto contrario di Liga e Bundesliga dove i giovani nazionali già a 18 anni giocano stabilmente titolari. E più che promuovere i giovani della Primavera si punta agli over 30 stranieri. Ecco perché la direzione di Mancini era quella giusta. Ma ora tutto va ridiscusso.