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“Scudi” ovunque, ma niente a protezione di chi fa impresa

Il codice della crisi rischia di provocare o anticipare la fine di migliaia di imprese, stremate da due anni di pandemia e da un anno di guerra nel cuore dell'Europa, emergenze che hanno messo a dura prova bilanci e programmi futuri. La normativa, infatti, prevede che quando manca il requisito della sostenibilità dell’attività economica, occorre chiudere i battenti, senza indugio, pena responsabilità penali. Chi è disposto a correre il rischio, per salvare il salvabile, di finire nelle aule dei tribunali?
Idee, rimedi? A cosa pensa la politica per dare respiro ad amministratori e manager, che rischiano in prima persona nel mantenere il più possibile posti di lavoro? A nulla, impegnata com’è in litigi sotterranei e a immaginare perfino uno scudo penale e tributario per tutelare le società di calcio. Che hanno sperperato miliardi strapagando  “calciatori prime donne”, qualche volta anche brocchi, i quali fanno capricci e tirano calci a chi li ingaggia, invece che al pallone.
Ma sì, meglio serrare le saracinesche e darsi all’ippica, anzi al calcio. Garanzia assoluta, anche quando si scialacqua. E non ci meraviglieremmo se tra qualche giorno dovesse spuntare, nel Milleproroghe di fine anno, una flat tax pure per i funamboli dei manti erbosi. Forse è questa l’Italia che ci meritiamo.

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