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Valditara e gli stipendi più alti per i prof del Nord. Bislacco e divisivo: medaglia al de-Merito

Giuseppe Valditara

Che avesse tendenze spudoratamente destroidi emergeva con chiarezza già dal curriculum. Che potesse inanellare così tante gaffes e proposte bislacche e divisive in meno di cento giorni, non lo ipotizzavano neanche i numerosi detrattori su cui poteva contare sin già dalla prima ora. Giuseppe Valditara è un ministro che rassegna un’aura di pericolosità. Sociale e pseudo-educativa. Ha iniziato con l’imporre il sostantivo “Merito” al “titolo” del ministero. Una scelta che riporta al Ventennio mussoliniano. Ha proseguito decidendo un premio di 500 euro ai “centisti” e immaginiamo già - a proposito di divisività - quanti potenziali “cento” cercheranno la raccomandazione per cogliere il traguardo e le tensioni tra studenti fuori dai Licei quando saranno affissi i quadri post-Maturità. È scivolato sulla frase secondo cui «l’umiliazione» (dei ragazzi) «serve a far crescere». Salvo correggersi a stretto giro: «Volevo dire umiltà».
Ieri, la perla. Salari differenziati e più alti per i docenti che insegnano al Nord, «perché la vita è più cara». Non ha neanche dato uno sguardo alle tabelle Istat: avrebbe appreso, al netto del caro-affitti in Settentrione, che l’inflazione nel Sud è al 14%, sopra Firenze non tocca il 10%. Ma non è questo il punto. Valditara è divisivo e in conflitto con le architetture sociali ed economiche di questo Paese. In un sol colpo ha ripristinato le gabbie salariali e piazzato una bomba sotto la poltrona della contrattazione nazionale, salvo fare, su questo secondo punto, una repentina marcia indietro. Ha raccolto il consenso dell’Associazione presidi («al Nord ci sono pochi docenti»), ma soprattutto una selva di critiche dai sindacati, compatti come non mai, e da buona parte del Parlamento. Da Azione il commento più aderente e sintetico: «Valditara dice sciocchezze».
Nel governo dei dietrofront, è il campione delle inversioni a “U”. Ma la sua pericolosità politica sta nella concezione che ha della pubblica istruzione: una scuola di diseguaglianze, dai docenti agli studenti. Così distante, tra gli altri, da Gianni Cuperlo, che gli consiglia di premiare, piuttosto, gli insegnanti che operano nelle scuole di “frontiera”. Laddove ogni ragazzo strappato alla strada e tenuto in classe è un futuro uomo tolto al crimine organizzato e donato allo Stato.

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