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Elly Schlein come Barack Obama ha ampliato la platea

Un lampo nella notte della Sinistra. La rivoluzione inattesa. Fatta ai gazebo. Dai non iscritti al Pd, da un popolo di “area” che ha disertato le urne alle recenti Regionali, ma che ha imposto la svolta alla nomenclatura conservatrice Dem, manifestandosi. Una svolta netta, perché fortemente ideologica.
Se la scalata del centrodestra di Giorgia Meloni è un’impresa compiuta prevalentemente in nome di uomini, di un’ideologia che è comunque machista; la conquista del principale partito d’opposizione e del centrosinistra da parte di Elly Schlein è uno sbocco imposto da donne e giovani, spesso under 40. Il mosaico partitico nazionale oggi rassegna un bipolarismo quasi perfetto, e pare quasi un paradosso: una destra-centro forte e maggioritaria e una sinistra con poco centro che tenta la risalita scommettendo sul rosso. Il resto è delegato a un Terzo polo calendiano e renziano cui l’ancoraggio al centro potrebbe essere elettoralmente fatale: offerta politica che si sovrappone a quella di Forza Italia. Da qui la necessità di scegliere da che parte stare. Ma questo si vedrà già alle imminenti Amministrative di primavera.
Cosa ci dice la vittoria di Elly Schlein alle primarie Pd? È la prima donna in Italia a guidare un partito ora dichiaratamente di sinistra. Altrove in Occidente è già accaduto. Qui si è dovuto attendere che l’elettroencefalogramma della comunità progressista fosse del tutto piatto per imporre – dal basso e da fuori dei ranghi – uno choc. Trentottenne, bisessuale, si rivolge a giovani e operai, alle classi meno abbienti: salario minimo e meno tasse sul lavoro le priorità. La rotta ambientale e il no al nucleare gli impegni sul fronte della futura convivenza planetaria.

Una virata a sinistra netta messa in atto anche sul campo in cui si è giocato lo scontro elettorale con Stefano Bonaccini: il campo dei diritti. Quelli di genere e di cittadinanza anzitutto, le aspettative e le istanze delle nuove generazioni, voci inascoltate nel parterre della politica politicante che governa facendo per lo più leva sull’autoreferenzialità. Più attenta alle esigenze dei portatori di interesse che alle aspettative di classi che registrano crescenti difficoltà a portare avanti le famiglie.
Elly Schlein ha fatto in Italia quel che Barack Obama ha fatto negli Stati Uniti nel 2008: ha allargato la platea degli elettori potenzialmente progressisti e che disertavano le urne perché non rappresentati da classi dirigenti solite parlare a “mondi distanti” e inclini all’auto-conservazione. Un milione centomila simpatizzanti del centrosinistra si sono recati ai gazebo. La stragrande maggioranza di loro non iscritta al Pd, sicché ha dovuto “investire” 2 euro per suggerire un percorso. Schlein ha ribaltato il verdetto delle Primarie che avevano consegnato a Bonaccini un vantaggio di 20 punti percentuali sulla deputata emiliana. Non era mai accaduto che il ballottaggio per la segreteria Pd lo vincesse uno sfidante inseguitore. Ad eleggere il nuovo leader del partito sono stati, quindi, i non iscritti al partito. Ecco l’ampliamento della platea che si proietterà anche sulle scadenze elettorali.
È una buona notizia per la democrazia italiana che oggi ci siano due offerte politiche nette e distinte. Il popolo sceglierà, gli eletti governeranno. La spessa fascia grigia dell’appartenenza politica è destinata fatalmente ad assottigliarsi. Dubitiamo infatti che sia possibile adesso transitare con estrema facilità dal Pd a Forza Italia e viceversa, perché è accaduto spesso anche questo nella società post-ideologica. Oggi si è tornati a posizioni meno opportunistiche.

Elly Schlein dovrà fronteggiare anche addii. È inevitabile. Fioroni ha già preso cappello, il governatore De Luca dubitiamo resti nel Pd in posizione minoritaria, tanto più che Schlein è contraria a un terzo mandato del vulcanico presidente campano, Gori attende di capire. Bonaccini ha assicurato che darà una mano, lo faranno anche Cuperlo e De Micheli. Ci saranno, dunque, dimissioni e non scissioni. Ma anche se così dovesse essere, Elly Schlein non se ne farà un cruccio. C’è un popolo, quello dei gazebo, che ha rimesso piede a casa.

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