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Miccichè e quell’antico scollamento dalla realtà

miccichè

Riproponiamo un articolo del collega Francesco Celi, pubblicato nel settembre 2019 nelle pagine di Cronaca Siciliana della Gazzetta: un commento sull’onda di dichiarazioni rese dá Miccichè, che stigmatizzava il tetto alle spese della Presidenza dell’Ars imposto dal suo predecessore Giovanni Ardizzone. La teorizzazione bizzarra e surreale di come alla “casta” non si dovesse porre limiti.

Dovrebbe arrossire e invece accusa. Dovrebbe chiedersi: “ma cosa sto per dire...”, e invece si lancia in affermazioni che a chiunque abbia un minimo di buonsenso, e non essendo affetto da “gilettismo”, appaiono surreali e inaccettabili. A Gianfranco Miccichè, presidente dell’Ars, non bastano 200 euro per dormire a Milano. Lo ha detto a “La Sicilia”, nel contesto di un’intervista più ampia, accusando il suo predecessore, Giovanni Ardizzone, di aver imposto un tetto alle spese. Alla segretaria che in fase di prenotazione gli comunicava di non poter spendere più di 200 euro a notte, Miccichè ha risposto: «E io dove vado a dormire? Sotto i ponti ai navigli?», ipotesi abnorme – anche durante la Settimana della moda – che denota un preoccupante scollamento dalla realtà. Quella vissuta da tutti i Siciliani – scelga lui la percentuale – che non hanno la ventura di vivere nella Torre Pisana o non hanno potuto frequentare il “Four Season”, e non si tratta di invidia sociale.

Miccichè è così arditamente disancorato dalla realtà, che si lamenta finanche di non poter offrire un caffè ai suoi ospiti quando vanno a trovarlo a Palazzo dei Normanni. Sempre per colpa di Ardizzone, forse «perché lui non aveva a chi offrirlo il caffè». Non proprio una dichiarazione elegante. Miccichè non dubiti: la sua “dignità alberghiera” è la dignità dei siciliani, perché ci rappresenta, così come diventa offensivo per i siciliani il suo scollamento dalla realtà. Che nel giorno dell’insediamento lo portò a giudicare basso il reddito massimo di 250mila euro l’anno per un dirigente della Regione.

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