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L'anno che verrà e il nostro ruolo: ritroviamo tutti insieme la speranza per il futuro

Passato e presente di una missione professionale e sociale: l'augurio per il 2025 del nuovo direttore responsabile Nino Rizzo Nervo

Viviamo tempi complicati. Sta per concludersi un anno terribile. Se Papa Francesco fu profetico quando disse che stiamo assistendo ad una terza guerra mondiale a pezzi, l’avanzata di populismi, di sovranismi e di spinte nazionaliste in un contesto dove la politica appare debole e sempre più divisiva deve fortemente preoccuparci e se persino il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è dovuto intervenire più volte per ricordarci il valore della libertà di espressione e di stampa non ci può essere concesso di non essere vigili al fine di respingere qualsiasi tentativo di condizionare la nostra indipendenza e la nostra autonomia.

Assistiamo con sempre maggiore frequenza a processi di disinformazione diffusa, a volte a vere proprie campagne di disinformazione per condizionare persino il libero voto dei cittadini: il ruolo dei giornali, il nostro ruolo, dovrà essere quello di garante di un nuovo diritto che io ormai definisco come “il diritto a non essere disinformato”. Voglio quindi rassicurare i lettori, sappiano che dalla Gazzetta del Sud riceveranno un’informazione “certificata” e autorevole. Sempre, dalla notizia più importante della giornata alla “breve” di cronaca.

Ci guiderà il più classico degli insegnamenti del giornalismo anglosassone: controllare il “potere” in tutte le sue articolazioni attraverso un’azione costante di informazione ai cittadini. Senza condizionamenti politici o economiciAll’apertura dell’Anno giubilare Papa Francesco ha insistito su una parola, speranza. Oggi tutti gli indicatori ci consegnano invece la fotografia di una società sfiduciata, dove molti tendono ormai a rinchiudersi in un individualismo esasperato coltivando l’ invidia sociale ed il rancore.

L’incertezza economica (la stima di crescita per il 2025 è di 0,8%), la difficoltà a trovare lavoro, la debolezza del salario medio e delle pensioni (pensiamo soltanto che la manovra di fine anno aumenta le pensioni minime di un euro e novanta centesimi circa al mese), le difficoltà ad accedere alle cure sanitarie (secondo il CNEL in 4 milioni e 500mila vi hanno rinunciato per motivi economici), l’ascensore sociale inceppato da anni, il sentimento diffuso di insicurezza determinato dalla vicinanza delle guerre in atto, stanno privando molti di coltivare almeno la speranza in un futuro migliore. Oggi sette italiani su dieci nutrono sfiducia nelle istituzioni tanto da arrivare a pensare che le democrazie non sono più attuali mentre il 21% dei cittadini ritiene che un regime autoritario può essere preferibile alla democrazia (rapporto “Gli italiani e lo Stato” realizzato dall’Universitá di Urbino con Demos).

Quale può essere il contributo di un quotidiano di fronte a un quadro così preoccupante se non quello di aiutare il territorio e le comunità di riferimento a crescere e a riappropriarsi della speranza di futuro. Noi lo continueremo a fare con gli strumenti classici della nostra professione, raccontando quello che succede senza censure, indicando a volte quelle che riteniamo essere le soluzioni ma soprattutto avendo un atteggiamento inflessibile su quei fattori che frenano qualsiasi tentativo di crescita: le mafie, il malaffare, la cattiva politica, il clientelismo, i soprusi, le discriminazioni di ogni tipo, la devastazione ambientale.

Io credo in un’informazione che non nasconde nulla, che denuncia ma che racconta le cose che non vanno alimentando consapevolezza più che allarmismo, cercando di costruire relazioni e coesione sociali più che divisioni e intolleranza. Questo giornale, che il prossimo anno festeggerà il 73esimo compleanno, è un caso unico nel panorama dei quotidiani locali. Unisce con un filo rosso un’importante provincia di una regione ad un’intera altra regione peraltro non confinante. Opportunità di mercato? Non credo che furono queste le ragioni che spinsero il fondatore di questa impresa editoriale. Penso che siano stati la Storia comune di quest’area geografica, le tragedie affrontate assieme come ad esempio il devastante terremoto del 1908, la ricerca di un riscatto per superare le sacche di sottosviluppo dei due territori e il tentativo di accorciare le distanze con il resto del Paese più ricco a unire le popolazioni delle due sponde.

C’è un elemento straordinario e unico che abbatte ogni confine e continua ad unire: l’area dello Stretto. Penso al pendolarismo quotidiano per motivi di studio o di lavoro, agli interessi comuni ad esempio per un piano coordinato di sviluppo del sistema portuale o del sistema viario e ferroviario. Ci sarà o non ci sarà il ponte. Per decenni è stato solo un argomento di dibattito e anche di scontro feroce. Contrari o favorevoli oggi viviamo però un altro tempo e non si può non prendere atto della forte volontà politica del governo e che la realizzazione è già incardinata in leggi dello Stato. Racconteremo con responsabilità i prossimi step. Sappiamo però che il giudizio su entrambe le sponde dello Stretto non è univoco e pertanto registreremo le posizioni di tutti con onestà. Ospiteremo le opinioni di chi crede nella fattibilità e dell’utilità strategica dell’opera ma anche di chi dissente perché il rispetto del dissenso è il cardine della democrazia. Ci attendono giorni, mesi molto impegnativi. Con l’Editore abbiamo condiviso un progetto di rilancio per un’informazione integrata: quotidiano, sito, televisione e radio dovranno essere ognuno complementare all’altro. A metà febbraio, infine, saremo in edicola con un nuovo progetto grafico che speriamo sia apprezzato dai nostri lettori.
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P.S. Ho varcato per la prima volta il portone della Gazzetta quando avevo 18 anni. Qui ho svolto il periodo di praticantato, qui sono stato formato, qui sono diventato giornalista professionista. Poi la professione mi ha portato altrove. Tornare in quelle stanze da direttore dopo tanti anni è stata per me una grandissima emozione e per questo ringrazio l’Editore per la fiducia accordatami per la seconda volta.
Ai lettori e alle loro famiglie auguro che nel 2025 possano realizzare i loro sogni o almeno possano ricominciare ad avere speranza nel futuro.

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