Il 1° febbraio di ogni anno, si celebra la “Giornata nazionale delle vittime civili delle guerre e dei conflitti nel mondo”, istituita in Italia con la legge 25 gennaio 2017 n. 9, al fine di conservare la memoria delle vittime civili di tutte le guerre e di tutti i conflitti nel mondo, nonché di promuovere, secondo i principi dell’articolo 11 della Costituzione, la cultura della pace e del ripudio della guerra.
Lo spirito della legge è quello di istituire una ricorrenza che sia, allo stesso tempo, una giornata commemorativa delle tante vittime civili di guerra italiane, e un momento di riflessione sulle conseguenze che le guerre di oggi provocano sulle popolazioni, divenute il vero e proprio campo di battaglia degli scontri.
È ormai un dato assodato che, a partire dal XX secolo, le guerre e i conflitti hanno sempre più infierito sui civili, che ormai sono diventati la parte preponderante delle vittime, con una proporzione che attualmente si aggira mediamente intorno l’80%, anche se questa percentuale è variabile a seconda dei contesti. Di queste vittime un terzo sono bambini e bambine sotto i 14 anni.
In Italia, la Seconda guerra mondiale, limitandosi ai soli effetti diretti, ha causato oltre centocinquantamila morti e quasi un milione di feriti, cifre che diventano ancora più impressionanti se vengono considerati anche gli effetti indiretti.
La situazione nel XXI secolo purtroppo non accenna a cambiare, anzi, sempre più spesso i conflitti tendono a diventare endemici e di lunga durata, con conseguenze disastrose per la popolazione civile, come dimostrano i casi della Siria, dell’Afghanistan, della Libia e di tanti altri paesi.
Un fattore di lungo periodo che interessa tutti i paesi e riveste un ruolo fondamentale in questo fenomeno è la crescente urbanizzazione, dato che l’utilizzo di armi esplosive in aree a forte densità abitativa è la causa principale del continuo aumento in percentuale delle vittime civili dei conflitti. I bombardamenti sulle città, con armi convenzionali e ordigni a grappolo – per non parlare dell’arma atomica – sono diventati ormai l’immagine che tutti quanti noi associamo alle guerre.
Oltre ai danni diretti alle persone, non vanno sottovalutate le gravissime implicazioni che la distruzione degli edifici e delle infrastrutture vitali producono sulla salute pubblica e sullo sviluppo futuro dell’area interessata, anche attraverso la presenza sul territorio di ordigni la cui pericolosità rimane una minaccia per decine e decine di anni.
Non va dimenticato, poi, che anche il fenomeno della migrazione è fortemente legato alla distruzione dei centri abitati, costituendo esso molto frequentemente l’evento che dà il via alla fuga dalla propria terra.
Per questo motivo da qualche anno è stata lanciata da INEW (International Network on Explosive Weapons) la campagna “Stop bombing town and cities”, della quale l’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra è il soggetto coordinatore in Italia.
L’impatto del COVID-19 sulle vittime civili di guerra
Guerre e conflitti non si sono fermate di fronte alla pandemia mondiale, moltiplicando i danni per le generazioni future
La difficile gestione dell’emergenza sanitaria legata al COVID-19 si è imposta nell’ultimo anno come la principale, se non unica, preoccupazione delle istituzioni nazionali e internazionali e, comprensibilmente, l’attenzione dell’opinione pubblica è stata rivolta tutta in questa direzione.
Anche nel 2020, però, guerre, conflitti e scontri interni hanno continuato a infierire sulle popolazioni civili, che sono continuate a essere il campo di battaglia su cui si sfidano i soggetti belligeranti.
Purtroppo, l’appello dello scorso marzo con cui il Segretario Generale dell’ONU Antonio Guterres aveva chiesto un cessate il fuoco per la pandemia è caduto nel vuoto e anche nel 2020 in diverse parti del mondo i civili hanno continuato a morire e a soffrire sotto i bombardamenti e il fuoco delle armi non solo nei teatri di guerra ormai tristemente consueti (Siria, Afghanistan, Yemen, Libia ecc.) ma anche a seguito dello scoppio di nuovi conflitti (ad es. nel Nagorno Karabakh).
A tutto ciò si è aggiunto l’impatto del COVID-19, che è stato ancora più disastroso laddove – e questa è la regola in molti teatri di guerra – i presidi sanitari sono stati fortemente compromessi da conflitti in atto da anni, a causa dei ripetuti attacchi al personale e alle strutture mediche.
Oltre all’impatto diretto dell’epidemia, non vanno poi dimenticati gli effetti indiretti, altrettanto tragici, come l’enorme difficoltà di continuare a garantire gli aiuti umanitari, il crollo dell’economia – soprattutto quella informale – che tanta importanza riveste in molti dei paesi coinvolti nei conflitti, l’indebolimento dell’azione di tutela da parte della comunità internazionale, il rallentamento dell’azione diplomatica per la pace e la riduzione del danno derivante dalle armi esplosive.
Una conseguenza molto grave è il sostanziale stop alle operazioni di bonifica dei territori, un’attività assolutamente necessaria per liberare le popolazioni dalla terribile minaccia degli ordigni bellici inesplosi che, com’è accaduto anche in Italia, continueranno a uccidere e a ferire per lungo tempo anche dopo il termine delle ostilità.
Tutti questi effetti deleteri e drammatici per la gente comune si protrarranno per lungo tempo anche dopo il termine, peraltro ancora molto aleatorio, della pandemia, andando a moltiplicare per generazioni i danni causati direttamente dai conflitti e dagli scontri.
Per un approfondimento su questo tema è possibile consultare l’Atlante delle guerre e dei conflitti del mondo - speciale COVID-19, realizzato dall’Associazione 46° Parallelo con il supporto dell’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra, che può essere richiesto a: [email protected].
L’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra ANVCG
L’ANVCG - Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra è stata fondata durante la guerra e ha, per legge, la funzione di rappresentare e tutelare gli interessi morali e materiali dei mutilati e degli invalidi civili e delle famiglie dei caduti civili per fatto di guerra.
Presente in tutta Italia con oltre cento sedi periferiche, l’ANVCG è sottoposta alla vigilanza del Ministero dell’Interno e per la sua attività è stata insignita della Medaglia d'Oro ai Benemeriti della Scuola, della Cultura e dell'Arte con D.P.R. 2 giugno 1981, della Medaglia d'Oro al Merito Civile con D.P.R. 31 dicembre 1998 e della Medaglia della Liberazione il 15 dicembre 2015.
Oggi, l'Associazione, oltre ai tradizionali compiti di tutela della categoria, è particolarmente attiva nella promozione della cultura della pace, attraverso la valorizzazione del ricordo dei Caduti e il rafforzamento della solidarietà nei confronti di tutti i civili colpiti dalle vicende belliche, svolgendo attività di advocacy e realizzando progetti umanitari anche in collaborazione con Istituzioni e altre organizzazioni internazionali operanti per la tutela dei diritti umani.
L’attenzione per le vittime civili delle guerre contemporanee ha spinto l’Associazione a fondare L’Osservatorio, un centro di ricerca sul tema delle vittime civili dei conflitti. L’intento del centro è quello di documentare le violazioni di massa dei diritti umani in guerra, mantenere un archivio sulle vittime dei conflitti contemporanei e promuovere la conoscenza sulle tematiche della protezione dei civili nei conflitti armati, dell’assistenza alle vittime di guerra e del Diritto Internazionale Umanitario.
Non va, infatti, dimenticato che a tutt’oggi sono in corso decine di guerre e conflitti nel mondo e che le vittime civili sono oltre l’80%, oltre ai quasi 80 milioni di rifugiati e sfollati, per la grandissima parte spinti, direttamente o indirettamente, da eventi di natura bellica.
Tra le sue iniziative, vanno ricordate la campagna di informazione sugli ordigni bellici inesplosi, promossa dall’Associazione nelle scuole attraverso il suo Dipartimento Ordigni Bellici inesplosi, allo scopo di educare gli studenti alla pericolosità degli ordigni bellici inesplosi che ogni anno vengono rinvenuti sul nostro territorio, creando altri invalidi, mutilati e morti a causa delle esplosioni. Nel 2019 è stato lanciato il progetto De-Activate, con l’intento di rendere sistematica l’opera di sensibilizzazione degli studenti e delle studentesse su questo argomento.
Il valore dell’impegno e del lavoro dell’ANVCG è stato riconosciuto dalla legge 25/01/2017 n°9 che ha istituito la “Giornata nazionale delle vittime civili delle guerre e dei conflitti nel mondo”, che si celebra ogni 1° febbraio e che attribuisce espressamente all’Associazione e al suo Osservatorio, attraverso un protocollo d’intesa con il Ministero dell’Istruzione, il compito di determinare gli indirizzi per il coinvolgimento delle scuole di ogni ordine e grado sulle tematiche della Giornata.
In occasione dell’ultima celebrazione della Giornata, tenutasi a Torino all’Arsenale della Pace, sede del SERMIG, l’ANVCG ha lanciato la proposta di istituire anche una Giornata internazionale delle vittime civili delle guerre e dei conflitti nel mondo, per la quale ha promosso la costituzione di un Comitato Promotore con altissime personalità del mondo delle istituzioni e della società civile, presieduto dal promotore di pace Amb. Umberto Vattani.
Attualmente il Presidente Nazionale è il Cavaliere di Gran Croce Avv. Giuseppe Castronovo - cieco civile di guerra dall'età di 9 anni - eletto dal Congresso Nazionale tenutosi a Roma il 3-5 dicembre 2018.
La sede nazionale dell’ANVCG si trova a Roma, in via Marche, 54.
Tel. 06/5923142
E-mail [email protected]
www.anvcg.it
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