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Transizione ecologica: i miti da sfatare sulle rinnovabili e le opportunità per il territorio e la collettività

Accelerare la transizione energetica coniugando produzione di energia rinnovabile, rispetto per l’ambiente e sostenibilità. Questa la sfida al centro dell’impegno di Enel Green Power.  L’Italia e l’Europa hanno lanciato obiettivi sfidanti per raggiungere la neutralità climatica, secondo una roadmap che vede al centro la riduzione delle emissioni di CO2 e una forte crescita delle rinnovabili.

Enel Green Power sta contribuendo con un alto grado di innovazione al percorso di Transizione energetica del Paese con una pipeline di progetti in sviluppo e continua crescita su tutto il territorio nazionale, grazie a un piano industriale che prevede 1,5 GW di nuova capacità, principalmente di tecnologia fotovoltaica ed eolica, nel periodo 2021-2023. Lo sviluppo è improntato a criteri di ascolto del territorio, sostenibilità e integrazione degli impianti con le comunità che li ospitano, che sono attori e fruitori dei benefici che ne derivano.

La strategia di sviluppo di Enel Green Power (EGP) è supportata dalla costante integrazione della sostenibilità nelle attività di sviluppo, sin dall’analisi preliminare dello specifico territorio e dalla scelta del sito che ospiterà l’impianto, e durante la progettazione al fine di individuare la configurazione ottimale degli impianti, compatibilmente con il contesto ambientale e paesaggistico del sito. Il modello proattivo su cui si basa l’approccio di EGP, attraverso il continuo dialogo con le parti interessate, integrate da analisi del contesto socio-ambientale, mira all’identificazione di interventi che soddisfino le esigenze degli stakeholder locali, creando valore condiviso tra l’azienda e il territorio, e rimanendo in linea con gli obiettivi aziendali. Il risultato di questo approccio e l’obiettivo finale a cui mira EGP è la creazione di energia non solo rinnovabile, ma anche e soprattutto sostenibile. 

Investire in nuove energie rinnovabili significa creare valore grazie a impatti positivi diretti e indiretti, come la creazione di occupazione locale per la costruzione e la successiva gestione degli impianti e l’indotto che ne deriva. L’opportunità riguarda anche i proprietari di terreni e sviluppatori (società o professionisti qualificati) interessati a realizzare accordi di sviluppo per dare vita a nuovi progetti rinnovabili, in particolare nel campo eolico e solare. Per rafforzare il legame con il territorio è stato lanciato il progetto SCELTA RINNOVABILE, l’iniziativa consente, attraverso una raccolta fondi online di crowdfunding, di far partecipare i cittadini in maniera attiva all’investimento per la realizzazione di nuovi impianti rinnovabili in Italia, così da supportare la transizione energetica del Paese verso fonti energetiche sostenibili, coinvolgendo direttamente i territori che ospitano gli impianti. Il progetto è stato implementato con successo per i primi impianti fotovoltaici di Poggio Renatico in Emilia Romagna e a Casei Gerola nel Pavese.

La crescita delle rinnovabili è un elemento centrale anche per la vivibilità dei territori: aumentando la quota di energia prodotta senza emissioni climalteranti è infatti possibile migliorare la qualità della vita di tutti i giorni, accelerando la chiusura delle centrali a carbone ancora operative in Italia, e contribuendo alla progressiva elettrificazione dei consumi che permette, ad esempio, di utilizzare auto elettriche, eliminando gli inquinanti locali prodotti dal traffico veicolare, e di proteggere il territorio preservandolo dall’azione del cambiamento climatico.

Nel nostro Paese, lo sviluppo delle rinnovabili incontra tuttavia ostacoli e resistenze che è necessario superare.

Da una parte ci sono i timori legati a una percezione errata dell’impatto che i nuovi impianti potrebbero avere sul territorio. I dati ci dicono che non esiste un conflitto tra la crescita delle rinnovabili e il consumo del suolo: oggi il 3% del territorio nazionale è occupato da strade, oltre il 2% da edifici, l’1% da piazzali e parcheggi. Si tratta di strutture e infrastrutture che utilizziamo quotidianamente e con cui siamo abituati a convivere, proprio come dovremmo fare con le rinnovabili che, secondo studi e proiezioni che considerano diversi scenari di sviluppo al 2030, da quello previsto dall’attuale Piano Nazionale Energia e Clima (PNIEC) fino a quelli ancora più sfidanti attesi sulla base del Piano Nazionale Ripresa e Resilienza (PNRR), potrebbero occupare in prospettiva uno spazio tra lo 0,5% e l’1% di suolo del territorio nazionale. Un contributo essenziale potrebbe arrivare dai terreni agricoli, dando priorità all’utilizzo di quelli marginali e non utilizzati, e a spazi già occupati, come le coperture dei tetti, in ottica di economia circolare, a cui si potrebbero aggiungere soluzioni innovative come l’agrivoltaico che integra colture agricole compatibili con gli impianti solari, creando così l’opportunità di nuovi posti di lavoro ma contestualmente tutelando e tramandando le tradizioni locali, e rendendo possibile la coesistenza tra passato e futuro. Per quanto concerne la tecnologia eolica, l’evolversi delle nuove tecnologie ha permesso lo sviluppo di aerogeneratori più performanti e con potenze unitarie maggiori rispetto al passato, permettendo una riduzione nel numero totale di macchine da installare a parità di sito, risultando in un uso più efficiente del territorio.

A frenare lo sviluppo delle rinnovabili e l’enorme potenziale che questo potrebbe generare per i territori e il Paese è la presenza di iter autorizzativi lenti e complessi per la realizzazione degli impianti. Un “collo di bottiglia” che rischia di allontanare il raggiungimento degli obiettivi della transizione energetica e di frenare la crescita economica, spingendo gli operatori a rinunciare ai propri investimenti.

L’Unione Europea ha fissato come data-obiettivo il 2050 per il raggiungimento della ‘neutralità climatica’; obiettivo che sarà difficile raggiungere a meno di un cambiamento incisivo nelle procedure amministrative e nel tasso effettivo di autorizzazioni rilasciate, considerando che la finestra al 2030 è molto corta e che oggi, in Italia, per il rilascio delle autorizzazioni degli impianti di larga scala occorrono in media 1,5 anni per il fotovoltaico e 5 anni per l’eolico.

È necessaria quindi una rapida semplificazione, anche sul modello di quanto sta avvenendo in altri paesi europei, insieme a una presa di coscienza collettiva sull’importanza della transizione energetica, che potrà portare ad un’Italia più sostenibile, vivibile e moderna e a nuove opportunità per i territori.

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