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Fenerbahce manda in campo l'Under 19 per protesta. C'è un precedente anche in Italia

epa11264715 Fenerbahce's players leave the pitch as Galatasaray's Maruo Icardi (2-R) applauds them during the Turkish Super Cup match between Fenerbahce and Galatasaray in Sanliurfa, Turkey, 07 April 2024. After three minutes of the rescheduled Turkish Super Cup match, Fenerbahce, who played with their Under-19 team, staged a protest forcing the game to be abandoned. EPA/STR

Hanno fatto il giro del mondo le immagini della sfida di domenica sera della Supercoppa turca in cui il Fenerbahce è sceso in campo con gli Under 19 e ha abbandonato il campo dopo aver lasciato che Mauro Icardi segnasse subito un gol per i rivali cittadini del Galatasaray. Una protesta annunciata contro il fatto che non fosse stato designato un arbitro straniero e contro un sistema calcio da cui la squadra di Istanbul si sente danneggiata, anche per le blande sanzioni per l’invasione di campo e l’aggressione ai suoi giocatori sul campo del Trabzonspor, il 17 marzo scorso.
In Italia una protesta simile fu adottata da quella che sarebbe diventata la Grande Inter di Helenio Herrera nel 1961 per un mancato 0-2 a tavolino contro la Juventus. Il 10 giugno i nerazzurri scesero in campo con la Primavera, compreso un giovanissimo Sandro Mazzola, e rimediarono un sonoro 9-1.
Ecco cosa portò a quello storico derby d’Italia: il campionato 1960-61 fu il primo con il 'Magò sulla panchina dei nerazzurri di Angelo Moratti: «HH», come era soprannominato Herrera, tecnico argentino pescato in Spagna, partì forte e chiuse il girone d’andata da campione d’inverno dopo aver battuto a San Siro la Juve per 3-1. Tra marzo e aprile arriva però un periodo di crisi con quattro sconfitte consecutive che fanno scivolare l’Inter quattro punto dietro i bianconeri.

Il derby d’Italia del ritorno, domenica 16 aprile, diventa l’occasione per riavvicinarsi ai rivali. Lo stadio Comunale di Torino è talmente pieno che molti tifosi si sistemano a bordo campo, un paio addirittura sulla panchina degli ospiti. Al 31mo l’arbitro Carlo Gambarotta, genovese, sospende la partita sul punteggio di 0-0 (l'interista Morbello aveva anche colpito un palo), perché non ci sono le condizioni di sicurezza per giocare.
In casi di questo tipo il regolamento prevede la vittoria alla squadra ospite e infatti una decina di giorni più tardi la Lega assegna il 2-0 all’Inter. Campionato riaperto, quindi, ma il 3 giugno, alla vigilia della domenica conclusiva del campionato, la Caf accoglie il ricorso della Juve e dispone che la partita venga rigiocata. Si scatena una bufera, anche per i sospetti che si allungano per una possibile interferenza di Umberto Agnelli, presidente della Federcalcio oltre che della Juve. Il verdetto viene comunicato ai giocatori dell’Inter poco prima di scendere in campo a Catania: «Andammo in campo col morale sotto i tacchetti e perdemmo per 2-0. Ci sentivamo presi in giro», racconterà in seguito Aristide Guarneri.
Il patron Angelo Moratti si consulta con Herrera e prende una decisione senza precedenti: il 10 giugno a toriuno farà scendere in campo la squadra De Martino, l’equivalente della Primavera di oggi. La squadra è allenata da Peppino Meazza e ne faceva parte il 19enne Sandro Mazzola, alle prese proprio in quei giorni con l’esame di maturità: «Per fortuna il preside si commosse e acconsentì a farmi sostenere gli esami di prima mattina», raccontò in seguito, «un’auto della società mi aspettava davanti alla scuola per portarmi a Torino, dove arrivai giusto in tempo per giocare».
La partita, l’ultima in carriera di Giampiero Boniperti, non ebbe storia: sei dei nove gol furono firmati da Omar Sivori che inseguiva il Pallone d’oro.
Il campionato 1960-61 regalò alla Juve il 12mo scudetto con il Milan staccato di quattro punti e l’Inter di cinque. La rivincita dei nerazzurri arrivò presto: il 22 ottobre 1961 l’Inter espugnò con un rotondo 4-2 il campo della Vecchia Signora che poi chiuse il campionato 12ma.

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