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Traghetto affondato in Tanzania, sono 224 le vittime accertate finora

Il salvataggio di un sopravvissuto, ora in ospedale in condizioni da accertare, alimenta ancora le speranze e gli sforzi dei soccorritori che nel lago Vittoria hanno già recuperato 224 corpi di vittime dell’affondamento del traghetto Nyerere, avvenuto giovedì pomeriggio, a pochi metri dalla banchina di attracco, sulla riva di Ukurere, in Tanzania.

Messaggi di cordoglio al popolo tanzano e al presidente della repubblica, John Magufuli, sono stati inviati da papa Francesco, dal presidente italiano, Sergio Mattarella, da quello russo, Vladimir Putin e da vari leader africani.

Sovraffollato oltre misura - cronisti locali riferiscono di oltre 400 passeggeri su un battello autorizzato a trasportarne un centinaio - il traghetto stava riportando a casa molte persone che erano andate a fare provviste nel grande mercato dell’isola di Ukara: granturco, banane, cemento. E forse proprio questo carico, che i locali valutano dovesse essere di molto superiore alle 25 tonnellate consentite, insieme al numero eccessivo di viaggiatori, sarebbero all’origine della disgrazia.

Il presidente tanzano Magufuli, che ha disposto quattro giorni di lutto nazionale, ha anche detto di avere informazioni che a pilotare il battello non sarebbe stato il capitano titolare, che è stato arrestato - così come gran parte dell’equipaggio - ma un suo sostituto inesperto. Fonti locali riferiscono di una manovra brusca compiuta da chi pilotava, a poche decine di metri dalla banchina, che avrebbe causato il ribaltamento del Nyerere.

L’assenza di giubbotti salvagente e la circostanza che la maggior parte degli abitanti del luogo non sappia nuotare hanno poi aggravato l’incidente. Più denunce sono state fatte - indicano giornali tanzani - da oppositori del regime sulla scarsezza di misure di sicurezza per i trasporti lacuali e marittimi.

«Per chi vive sul lago queste tragedie fanno parte della vita": è il triste commento dell’insegnante Sebastian John che dalla riva del Lago Vittoria guarda con occhi tristi la chiglia grigia con una striscia celeste del traghetto, che si intravede sull'acqua. Dopo quasi 72 ore di ricerche stanno per essere sospesi i frenetici tentativi di soccorritori alla ricerca di qualcuno ancora in vita, oltre ai 41 passeggeri salvati. «Non abbiamo scelto di nascere in questo posto - commenta laconicamente ancora Sebastian John - ma non abbiamo altro posto dove andare».

Non è la prima volta che in Tanzania si registrano incidenti marittimi con bilanci gravi: nel 1996 più di 800 persone annegarono per l’affondamento del traghetto Bukoba, in un’altra zona del lago Vittoria, e nel 2011 200 passeggeri dello Spice Islander I, morirono nelle stesse circostanze vicino alla costa tanzana, non lontano dall’isola di Zanzibar.

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