Il tasso di disoccupazione negli Stati Uniti cala ai minimi dal 1969 al 3,7%, mostrando la forza della ripresa americana in corso e rafforzando le attese per ulteriori rialzi graduali dei tassi di interesse da parte della Fed. Esulta il presidente Donald Trump, che legge nel calo il successo delle sue politiche e intravede la possibilità di un'ulteriore flessione della disoccupazione. Wall Street è invece fredda, gelida: dopo un avvio debole i listini americani ripiegano in deciso ribasso, complice il nuovo balzo dei rendimenti sui Treasury e l'ondata di vendite sui tecnologici. Nonostante abbia creato in settembre 'solo' 134.000 posti di lavoro, meno dei 185.000 attesi dagli analisti, l'Azienda America gode di buona salute. Il dato del mese scorso è infatti influenzato dall'uragano Florence che si è abbattuto sul North e South Carolina, ma è stato in gran parte compensato dalla revisione al rialzo di quelli di agosto e luglio, durante i quali sono stati creati complessivamente 87.000 posti in più rispetto alle stime iniziali. Una nota positiva arriva anche dai salari, in aumento del 2,8%. Stabile al 62,7% il tasso di partecipazione alla forza lavoro. La disoccupazione e' scesa al 3,7% dal 3,9% di agosto, crollando ai minimi dal 1969: allora l'economia americana era trainata dall'industria manifatturiera con un terzo dei posti nel settore, alla Casa Bianca c'era Richard Nixon, l'uomo era da poco sbarcato sulla Luna e c'era la guerra in Vietnam. Un quadro quindi profondamente diverso da quello attuale, soprattutto per la Fed. Se allora era alle prese con un'inflazione che galoppava (era al 9,5% nell'autunno di quell'anno), ora la banca centrale è impegnata da anni a combattere con prezzi al palo. Di recente però l'inflazione è tornata a salire, avvicinandosi all'obiettivo del 2%. Pur non cantando vittoria sui prezzi, Jerome Powell è ottimista: si dice 'molto contento' di come procede l'economia e, definendo l'attuale livello del costo del denaro accomodante, ribadisce l'intenzione della banca centrale di andare avanti con graduali rialzi dei tassi di interesse, necessari per sostenere la crescita. Il presidente della Fed va quindi avanti per la sua strada a dispetto delle critiche di Trump, a cui i graduali rialzi dei tassi non piacciono. ''Siamo concentrati a fare le cosa giusta'', ha detto secco Powell nei giorni scorsi rispondendo a chi gli chiedeva delle accuse del presidente americano. L'attenzione è ora sulle prossime mosse della Fed: gli economisti temono un qualche 'errore' da parte della banca centrale e una conseguente frenata dell'economia. Le chance di un aumento dei tassi in dicembre, il quarto dall'inizio dell'anno, sono aumentate anche se resta l'incognita dazi. La battaglia commerciale di Trump va avanti nonostante finora abbia avuto 'effetti' limitati sul rosso commerciale americano: in agosto il deficit è schizzato ai massimi da sei mesi, con nuovi record per il rosso con Cina e Messico. La Fed segue e attende pronta, se necessario, ad agire per la ripresa.