Theresa May non si fa da parte e avverte i falchi Tory ribelli che vorrebbero sfiduciarla: se fossi sostituita non avremmo un accordo migliore da Bruxelles sulla Brexit. Un cambio di cavallo - argomenta la premier a SkyNews - "non renderebbe i negoziati più facili, né cambierebbe l'aritmetica parlamentare". May esclude poi di dimettersi, dice di non esser distratta dagli "insulti" e stima che al momento non sia stato raggiunto il quorum di 48 deputati per rimettere ai voti la sua leadership nel Partito Conservatore. L’ipotesi di un secondo referendum sulla Brexit "non è un’opzione di oggi", al massimo potrebbe esserlo "nel futuro", afferma il leader dell’opposizione laburista, Jeremy Corbyn, intervenendo oggi anche lui nel valzer dei talk show domenicali britannici nel dibattito sull'intesa sul divorzio dall’Ue appena definita da Theresa May. Il Labour "non può fermare la Brexit perché non ha i numeri in Parlamento", dice intervistato come la stessa May da Sophy Ridge, su SkyNews. Quanto all’idea della rivincita referendaria, evocata da molti nel suo partito, Corbyn la rinvia a un domani ipotetico, e non si sbilancia neppure su cosa voterebbe in teoria non sapendo "quali sarebbero le alternative" in ballo. Il leader laburista apre invece a un’eventuale intesa rivista rispetto a quella proposta da May - "invotabile" -, dicendosi certo che ci sia ancora tempo per negoziarne una migliore con Bruxelles in grado di raccogliere una maggioranza trasversale ai Comuni. Mentre nega d’essere un euroscettico di sinistra: "Sono un socialista e voglio la giustizia sociale", replica.