Il Parlamento britannico torna all’attacco di Facebook e la sua ultima denuncia fa rumore sui giornali del Regno in edicola oggi. L’affondo arriva ancora una volta dal deputato conservatore Damian Collins, presidente della commissione Media e Digitale alla Camera dei Comuni che da mesi indaga sul tema degli abusi dei dati personali sul web, nonché sulla disinformazione e le 'fake news' online, con un occhio particolarmente critico sul gigante Usa dei social media.
Collins ha infatti autorizzato la pubblicazione di alcuni documenti fatti da lui stesso sequestrare d’autorità a un manager di passaggio a Londra, tramite l’uso insolito dei poteri investigativi attribuiti alla commissione, da cui sembrano emergere nuovi indizi di vecchie pratiche di abuso dei profili degli utenti da parte del colosso fondato da Mark Zuckerberg. Le 200 pagine di e-mail interne ora svelate evidenziano in particolare la condivisione - talora a pagamento, si sospetta - di dati personali di utilizzatori di Facebook con altre aziende.
Un portavoce della società americana ha negato che Facebook abbia «mai venduto i dati di chicchessia». Ma secondo Collins il materiale appena reso noto - «nell’interesse pubblico» - «solleva interrogativi importanti sulla gestione dei dati degli utenti» e «problemi chiave» in materia di trasparenza.
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