Pronti a trattare una resa con i suoi avvocati, convinti che l'ex terrorista dei Pac sia ormai già all'estero - forse in Bolivia - oppure abbia trovato qualcuno disposto a coprirlo. Il Brasile dopo anni di tira e molla con l'Italia, una volta impressa la 'svolta Bolsonaro' alla vicenda, non ha alcuna voglia di passare per il paese che si è fatto scappare Cesare Battisti. Per questo tutte le strade sono aperte: l'allerta dell'Interpol è stato immediatamente diramato nel caso sia riuscito ad oltrepassare i confini brasiliani, ma il lavoro di intelligence, in collaborazione con l'Italia, prosegue anche all'interno del paese. "E' con qualche suo compagno o ha lasciato il Brasile", ha detto lo stesso Bolsonaro, sottolineando che "è un terrorista che faceva parte dei Proletari Armati per il Comunismo, ha ucciso quattro cittadini italiani, e per questo è stato messo sotto processo e condannato". E per questo va consegnato all'Italia. Ma quel 'regalo' che al momento dell'elezione Bolsonaro aveva promesso al vicepremier Matteo Salvini, è irreperibile da una settimana. Al momento sono due le piste sulle quali si sta lavorando: la copertura da parte di qualche amico, magari gli stessi che gli hanno permesso di raggiungere il Brasile dalla Francia quattordici anni fa. Per questo l'intelligence sta indagando sulle persone che hanno gravitato attorno all'ex terrorista non solo negli ultimi anni, ma anche in passato. L'altra ipotesi è che sia riuscito a varcare il confine. Secondo fonti di intelligence, potrebbe essere già in Bolivia. E a questo punto il Brasile rischierebbe di essere completamente tagliato fuori da un eventuale arresto, o addirittura di trovarsi di fronte ad una politica, quella boliviana, che potrebbe addirittura ribaltare, ancora una volta, il destino dell'ex terrorista dei Pac. Per questo nessuna strada è stata tralasciata, neppure quella della trattativa. La polizia si è messa in contatto con i legali di Battisti per cercare di negoziare una resa. Ma, almeno al momento, ha trovato un muro. Gli avvocati di Battisti hanno assicurato di non aver più avuto alcun contatto con lui e che la scelta della latitanza non è stata condivisa con loro. "Lui ne conosce perfettamente le conseguenze", hanno tagliato corto. Un nulla di fatto che non sembra però scoraggiare il ministro della Sicurezza Raul Jungmann: "Finirà per essere acciuffato - ha commentato - non ho alcun dubbio al riguardo".