Sabato 16 Novembre 2024

Spariti da un mese in Burkina Faso, Luca ed Edith forse rapiti

Luca Tacchetto e Edith Blais

Spariti nel nulla da più di un mese, Luca Tacchetto e Edith Blais potrebbero essere stati rapiti, più probabilmente per ottenere un riscatto piuttosto che per motivi legati al terrorismo. E’ questo lo scenario, ancora senza conferme ufficiali, che rimbalza tra il Burkina Faso, il Canada e l’Italia ed è questa l’ipotesi di reato su cui la procura di Roma ha aperto un fascicolo. Ed è a questa speranza - un sequestro significherebbe perlomeno che i due ragazzi sono ancora vivi - che si aggrappano le famiglie dei due giovani. «O è stato rapito o inghiottito da un gorgo dove non si trova più niente», ha detto al Mattino di Padova il padre di Luca, Nunzio Tacchetto. «La cosa più probabile - ha sottolineato - è che sia stato rapito per fini politici o economici. Secondo noi non da jihadisti». Sulla vicenda, tuttavia, sia l’Unità di crisi della Farnesina, che sta seguendo il caso, sia gli inquirenti mantengono le bocce cucite: il più stretto riserbo, come è d’uso dire in questi casi, per evitare di danneggiare le indagini in corso. Ma un segnale che forse qualcosa si sta muovendo è la decisione del pm Sergio Colaiocco di rubricare il fascicolo - in un primo momento avviato senza ipotesi di reato - procedendo per sequestro di persona a scopo di terrorismo. Anche se da ambienti investigativi trapela che tutte le strade per cercare il bandolo di questa matassa restano ancora aperte. A tenere accesa la speranza per l’architetto veneto e per la sua amica canadese, partiti verso l’Africa con il progetto di aiutare a costruire un villaggio in Togo, restano le parole del primo ministro di Toronto, Justin Trudeau: venerdì ha assicurato che tutte le indicazioni sono che Edith sia ancora viva. Mercoledì era stato il ministro della sicurezza del Burkina Faso Clement Sawadogo a evocare, sebbene in maniera indiretta, l'ipotesi del rapimento. Il governo canadese non ha voluto tuttavia confermare questa informazione. Non si esclude alcuna possibilità, si è limitata a dire il ministro per lo sviluppo internazionale Marie-Claude Bibeau. Insieme al ministro degli Esteri Chrystia Freeland ha incontrato nei giorni scorsi la madre e la sorella di Edith, che invece non hanno voluto parlare alla stampa. Insieme, Edith e Luca erano partiti in macchina il 20 novembre da Vigonza, vicino a Padova. Erano arrivati in Burkina Faso dopo avere attraversato la Francia, la Spagna, il Marocco, la Mauritania e il Mali. In Burkina Faso le loro tracce si sono perse il 15 dicembre, quando si sono messi in contatto per l'ultima volta con le famiglie (ma c'è chi sostiene di averli visti il 22). Da allora è stato un susseguirsi di ipotesi e di ricerche, nel lavorio sotterraneo e discreto di diplomazie e investigatori. A far gelare il sangue ai familiari, nei giorni scorsi, è arrivata la notizia di un rapimento finito nel sangue nello stesso Paese africano: quello di un altro cittadino canadese, Kirk Woodman, ritrovato crivellato da colpi d’arma da fuoco. Un caso non isolato: tra il 2015 e il settembre scorso in Burkina Faso ci sono stati altri tre casi di sequestri che hanno riguardato cinque stranieri. E proprio l’ondata crescente di attacchi jihadisti e di prese di ostaggi sarebbe tra le ragioni che hanno spinto il premier del Burkina, Paul Kaba Thieba, e il suo governo a rassegnare le dimissioni. Intanto si moltiplicano le iniziative di solidarietà nei confronti dei due giovani scomparsi e delle loro famiglie. Martedì ci sarà una fiaccolata di solidarietà a Pianiga, la cittadina veneta dove insegna alle scuole medie la madre di Luca. E nella partita di calcio di serie B Padova-Hellas Verona, la squadra di casa prima del fischio di inizio indosserà una maglia con la scritta 'Luca e Edith, Padova vi aspettà.

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