Lunedì 23 Dicembre 2024

Migranti, naufraghi verso le prigioni libiche. Appello dell'Onu: "Aprite i porti"

Dopo il naufragio, la detenzione. I 144 migranti, «comprese donne incinte e bambini», che erano stati salvati nel Mediterraneo dal cargo Lady Sham, sono stati trasferiti in un centro di detenzione in Libia. L’esito finale dei soccorsi di domenica scorsa al largo di Tripoli - riferito dall’Oim - riaccende lo scontro tra l’Unhcr e Matteo Salvini.  L’Agenzia dell’Onu, secondo cui «i rifugiati soccorsi non devono fare ritorno in Libia, considerato l’attuale contesto, in cui prevalgono scontri violenti e diffuse violazioni dei diritti umani», ha sollecitato gli Stati a «ristabilire procedure di sbarco rapide in porti sicuri e a revocare le misure che impediscono di operare alle imbarcazioni delle Ong». L’Alto commissariato delle Nazioni Unite ritiene che «gli Stati debbano intervenire con urgenza per ristabilire misure di soccorso efficaci nel Mediterraneo. Le persone che non hanno una valida richiesta d’asilo o altre forme di protezione internazionale - precisa - dovranno essere assistite per fare ritorno in tempi brevi nei propri Paesi». Ma Salvini risponde ribadendo la linea della fermezza. «Altri sbarchi, altri soldi agli scafisti? La mia risposta all’Onu è No», scrive il ministro su Twitter.  A ricordare che quei 144 naufraghi «erano in cattive condizioni fisiche» e a ribadire che «la Libia non è un porto sicuro», era stato anche il portavoce dell’Oim in Italia, Flavio di Giacomo. Ed ora la Sea Watch rischia di diventare nuovamente un caso. La nave, che a bordo trasporta 47 persone soccorse, si appresta ad affrontare il quinto giorno in mare e si trova in acque internazionali al largo di Lampedusa, con il meteo in peggioramento. «Nessuno Stato ha risposto alla richiesta di un porto sicuro. Mentre centinaia di persone annegano nel Mediterraneo, l’Europa impedisce all’ultima nave civile rimasta, di tornare subito dove serve», spiega la ong. La Commissione europea, attraverso il suo portavoce, Margaritis Schinas, ha fatto sapere di essere impegnata a «seguire da vicino la situazione dei migranti sulla Sea Watch, ma non siamo stati coinvolti nel coordinamento per gli sbarchi. E’ urgente» creare "un meccanismo per gestire" eventi e che le «ong rispettino le regole». La stessa Organizzazione ha ricevuto l’ennesimo no da Salvini, il quale ha detto: «l'autorizzazione allo sbarco la dà il ministro dell’Interno e la risposta è niet, nisba». A fare un punto di situazione è stata invece l’Organizzazione internazionale per le migrazioni: dall’inizio dell’anno al 20 gennaio, 4.883 migranti e rifugiati sono entrati in Europa via mare attraversando il Mediterraneo e 203 hanno perso la vita. Il dato sugli arrivi è in lieve aumento rispetto ai 4.466 migranti e rifugiati giunti nello stesso periodo dell’anno scorso, mentre i morti segnalati nei primi 20 giorni del 2018 erano 201, precisa una nota dell’agenzia. In Italia sono arrivate 155 persone.

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