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Venezuela, gli Usa minacciano Maduro: "Potrebbe finire a Guantanamo"

Nicolas Maduro

Il consigliere per la Sicurezza nazionale americana, John Bolton, ha avvertito il presidente venezuelano Nicolás Maduro che se non accetterà di lasciare il potere con le buone "potrebbe finire a Guantanamo", la base statunitense sull'isola di Cuba utilizzata per rinchiudere persone accusate di terrorismo. Ospite del programma 'The Hugh Hewitt radio show', a Bolton è stato chiesto: "Dittatori come Ceausescu e Mussolini sono finiti male. A Idi Amin e Baby Doc Duvalier è andata meglio. Quali opzioni sono in mano a Maduro oggi come oggi?". Il consigliere per la Sicurezza nazionale ha risposto: "Beh, ieri ho diffuso un tweet in cui gli auguravo un lungo e quieto pensionamento in una spiaggia carina lontano dal Venezuela. E dico che è meglio che si avvalga al più presto del consiglio, scegliendo il pensionamento su una spiaggia carina, piuttosto che trovarsi a frequentare un'altra spiaggia come Guantanamo".

L'Italia ieri è stato l'unico Peasi dei 28 a bloccare una proposta di compromesso Ue sul Venezuela, avanzata dalla ministra degli Esteri svedese Margot Wallstrom, con cui si accettava il ruolo di Juan Guaidò come presidente ad interim fino a nuove elezioni. La discussione è avvenuta alla riunione dei capi delle diplomazie Ue a Bucarest. La notizia è stata diffusa dall'agenzia spagnola Europapress e confermata all'Ansa da fonti diplomatiche europee. Non si sarebbe trattato di un riconoscimento formale di Guaidò, ma implicito.

Il presidente venezuelano Nicolás Maduro, ha assicurato oggi che rimane "fermo" e sicuro di uscire "vincitore" dal "colpo di Stato" contro il suo governo. In un discorso a Macarao, ad ovest di Caracas, dopo aver passato in rassegna uomini della Guardia nazionale bolivariana (Gnb) che parteciperanno alle manovre civico-militari previste fra il 10 ed il 15 febbraio, il capo dello Stato ha assicurato: "Resto fermo e posso dirvi che vinceremo in questa battaglia storica e in futuro diremo che è valsa la pena di lottare".

"Maduro ha perso il controllo del paese e la popolazione sta soffrendo. Ci sono 70 giovani assassinati in una settimana dal faes, le forze speciali di polizia, e 700 persone in carcere, 80 minorenni addirittura bambini". È la denuncia di Juan Guaidó, il presidente dell'Assemblea nazionale autoproclamatosi in Venezuela capo dell'esecutivo, sulla situazione nel Paese, in un'intervista al Tg2.

"Evidentemente c'è una scarsa conoscenza di ciò che sta accadendo. Invito il sottosegretario agli esteri a informarsi, un'altra Libia qui non è possibile", afferma Guaidò, rispondendo al Tg2 ad una domanda sulle parole di Manlio Di Stefano che, annunciando la contrarietà dell'Italia a riconoscerlo come leader venezuelano, ha invitato ad evitare "lo stesso errore fatto in Libia". "Invitiamo l'Italia a fare la la cosa corretta perché i giorni qui si contano in vite che si perdono", ha detto Guaidò sottolineando l'importanza del riconoscimento da parte dell'europarlamento.

"Visto che siamo già stati scottati dalle ingerenze in altri Stati non vogliamo arrivare al punto di riconoscere soggetti che non sono stati votati. Per questo non riconosciamo neppure Maduro e per questo l'Italia continua a perseguire la via diplomatica e di mediazione con tutti gli Stati per arrivare ad un processo che porti a nuove elezioni ma senza ultimatum e senza riconoscere soggetti che non sono stati eletti", fa sapere il vicepremier Luigi Di Maio parlando in Aula alla Camera della situazione venezuelana e confermando le preoccupazioni del M5s di favorire la guerra civile. "Il cambiamento lo decidono i venezuelani: dobbiamo creare i presupposti per favorire nuove elezioni", ha aggiunto il vicepremier.

Guaidó ha dichiarato di avere intenzione di sfidare un divieto posto dal governo organizzando l'invio dall'estero nel Paese di una grande quantità di aiuto umanitario. In una intervista con l'agenzia di stampa Ap, Guaidó ha indicato che si tratterà essenzialmente di medicine che saranno messe a disposizione da Nazioni della regione.

L'iniziativa, ha aggiunto, sarà un "nuovo test" per i militari del Venezuela, che finora si sono schierati dalla parte del capo dello Stato, Nicolas Maduro. Guaidó ha quindi precisato che si tratterà di medicine essenziali per salvare la vita che sono scarse in Venezuela, e che giungeranno a diversi punti di frontiera dopo essere state caricate su navi di "Paesi amici. Non stiamo pensando solo agli Stati Uniti. E nei prossimi giorni annunceremo una coalizione globale che manderà aiuti in Venezuela".

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