Donald Trump crede all’accordo con il presidente cinese Xi Jinping ed è pronto a rinviare di due mesi la scadenza del primo marzo, quella in cui senza un’intesa dovrebbero scattare nuovi dazi su 200 miliardi di prodotti 'made in China'. Una deadline fissata nell’ultimo summit tra Trump e Xi e che per il presidente americano ha finora rappresentato un vero e proprio ultimatum. Ma il tycoon, in crisi di immagine, vuole fortemente l’intesa e, salvo clamorose sorprese negative sul fronte delle trattative, non vuole rischiare di mandare tutto all’aria irrigidendosi sulla data del primo marzo. Per annunciare la decisione del rinvio però la Casa Bianca attende di vedere l'esito dell’ultima tornata di colloqui ad alto livello in corso a Pechino, con le due delegazioni di negoziatori, guidate da un lato dal segretario al tesoro americano Steven Mnuchin e dal responsabile Usa al commercio Robert Lighgtizer. E dall’altro dal vicepremier cinese Liu He. L’obiettivo è quello di cominciare a mettere nero su bianco la bozza di intesa che sarà poi sul tavolo di Trump e Xi nel loro prossimo incontro. Un summit che il tycoon sperava potesse avvenire proprio entro il primo marzo, magari in Vietnam dove i due leader si troveranno per gli incontri con Kim Jong un. Ma a questo punto è probabile che il nuovo faccia a faccia slitti di qualche settimana, per non rischiare di fissare un vertice destinato a non avere risultati. Del resto le notizie che da Pechino arrivano a Washington invitano all’estrema cautela: «Resta ancoro molto da fare», fanno sapere fonti vicine ai negoziati, che sottolineano come molti siano ancora gli ostacoli da superare e come soprattutto restino notevoli distanze sul fronte delle riforme strutturali dell’economia cinese chieste a gran voce dall’amministrazione Trump. In particolare, tra i nodi ancora da sciogliere c'è quello dei sussidi che il governo di Pechino versa nelle casse delle aziende di proprietà dello stato cinese, alimentando in diversi settori una concorrenza sleale. Poi c'è la richiesta Usa di migliorare la governance delle società cinesi, per non parlare della questione dei cambi e di quella del 'furto' nel campo dei diritti di proprietà intellettuale. La Casa Bianca comunque predica ottimismo: «I negoziatori a Pechino non mollano e l’atmosfera è buona», ha detto il consigliere economico del presidente Trump, Larry Kudlow. «Il fatto che ci sarà un incontro con Xi nelle prossime ore è un buon segnale e io sono ottimista», ha aggiunto. Intanto i mercati restano alla finestra, nella speranza di una schiarita definitiva.