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Gilet gialli gridano "insurrezione" ma sono sempre meno

«Insurrezione» era il titolo che la pagina Facebook dava oggi al 16/o raduno dei gilet gialli agli Champs-Elysees. Ma a Parigi, in tutto il giorno, sono stati appena 4.000 a sfilare e meno di 40.000 in tutto il Paese.

La mobilitazione è crollata e, anche se gli irriducibili danno appuntamento alla data «decisiva» del 16 marzo per un maxicorteo a Parigi, Emmanuel Macron può respirare. Da Fabio Fazio, domani sera, in 25 minuti definiti «intensi" da chi ha visto la registrazione, il presidente francese parlerà di rapporti Italia-Francia ma passerà «rapidamente» alle Europee, lanciando proprio dagli schermi della tv italiana la sua campagna elettorale. Che proseguirà martedì con una "tribuna» da lui firmata e pubblicata da diversi quotidiani dei 28 Paesi dell’Unione europea. Le cifre del ministero dell’Interno sui raduni - che non si sono conclusi con le solite violenze, a parte qualche tafferuglio a Nantes - parlano di 39.300 manifestanti contro i 46.600 di sabato scorso, e di 4.000 a Parigi che ne aveva visti sfilare 5.800 sette giorni fa. Movimento, cominciato all’Atto 1 del 17 novembre con 282.000 persone in strada, ormai al capolinea? Gli irriducibili, da Eric Drouet a Priscillia Ludosky, danno appuntamento al 16 marzo, il sabato in cui la ricorrenza dei 4 mesi dall’inizio del movimento coinciderà con la fine del Grande dibattito nazionale voluto da Macron per disinnescarlo.

La parola d’ordine dei gilet gialli, on line e dietro gli striscioni, è «tutti a Parigi» fra due settimane: "abbiamo un grandissimo 16 marzo che arriva - è il grido di battaglia di Drouet - più organizzato che mai, più motivato che mai, con tante regioni, paesi, che saliranno su Parigi. Spero che lei, Emmanuel Macron, sia pronto. Noi lo siamo e aspettiamo questa data con impazienza». Tutto rinviato, quindi, secondo le speranza dei gilet gialli, nonostante il tour de force durato due mesi da parte di Macron e de La Republique en Marche, che ha organizzato dibattiti in tutto il paese, ore di scambi, di richieste, di discussioni, anche aspre, in centro e in banlieue, nelle campagne povere e nei centri urbani più moderni ed esigenti. I risultati sembrano essere dalla sua parte, tanto che il presidente sente ora di potersi dedicare anche al vero lancio della sua campagna per le Europee, quella in cui vuole essere il riferimento delle forze che vogliono fare argine al populismo riformando l’Ue. Martedì, dopo un lavoro in gran segreto svolto all’Eliseo, apparirà una "tribuna» del presidente su molti quotidiani dei 28. Una sorta di «via libera» ai suoi fedelissimi, che hanno avuto ordine di spingere al massimo soltanto a partire da metà della settimana prossima: «il capo dello stato - ha fatto sapere un suo collaboratore stretto - non vuole parlare solo ai francesi. Vuole rivolgersi ai cittadini europei nel loro insieme».

Quelli di Macron martedì sui media europei, dicono all’Eliseo, saranno "i titoli di testa» del film che durerà fino al 26 maggio. Come anteprima, Macron ha scelto proprio l’Italia, paese con il quale i rapporti erano arrivati al punto da richiamare in Francia l’ambasciatore a Roma. Giovedì ha ricevuto Fabio Fazio che lo ha intervistato in uno dei saloni dell’Eliseo per 25 minuti definiti «intensi» da chi ha già visto la registrazione, che andrà in onda domani sera a «Che tempo che fa». Rapporti Italia-Francia all’inizio, poi passaggio «veloce» sul versante delle elezioni europee.

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