Lunedì 23 Dicembre 2024

Folla per il ritorno di Guaidò a Caracas: "Metteremo fine all’usurpazione"

Juan Guaido

Juan Guaidò è tornato a Caracas accolto da un bagno di folla e, per ora, senza nessuna conseguenza. Il leader dell’opposizione è atterrato all’aeroporto della capitale venezuelana, ha preso l’auto e si è presentato a Piazza Alfredo Sadel, dove lo aspettavano in migliaia, senza essere arrestato. Sfidando ancora una volta il regime di Maduro: "Presto metteremo fine all’usurpazione", ha promesso, mentre fonti del governo si sono limitate ad annunciare che «si stanno studiando misure appropriate» nei suoi confronti. Mentre gli Usa hanno inviato al leader chavista un messaggio chiaro: «Non lo toccate o reagiremo». Due settimane dopo la sua uscita clandestina dal paese, Guaidò - come aveva promesso - è tornato in patria come passeggero regolarmente registrato di un volo commerciale proveniente da Panama. I diplomatici statunitensi, europei e latinoamericani, pronti probabilmente a fargli da scudo, lo aspettavano nello scalo aereo. Ma non sono dovuti intervenire: è uscito senza problemi, sorridente e disteso, accolto dall’applauso della folla. Malgrado i media avessero segnalato forti misure di sicurezza nello scalo, i funzionari dell’aeroporto non hanno fermato il leader antichavista, nonostante sia uscito dal paese violando un divieto di espatrio decretato dal Tribunale Suprelo di Giustizia (Tsj). Lui stesso ha raccontato come il funzionario della sicurezza di frontiera che ha esaminato il suo passaporto gli abbia detto: «Benvenuto, presidente!». Nelle ore precedenti il suo ritorno in Venezuela, si erano moltiplicati gli appelli e i messaggi della comunità internazionale al governo Maduro perché rispettasse la libertà e l'incolumità fisica del leader dell’opposizione. Alle dichiarazioni dei paesi del Gruppo di Lima e dell’Unione Europea si è aggiunto all’ultimo momento un messaggio del vicepresidente americano Mike Pence: «Qualsiasi minaccia, violenza o intimidazione contro di lui - ha twittato - non sarà tollerata e avrà una risposta rapida». Così Guaidò è potuto uscire senza problemi dall’aeroporto di Caracas e - dopo una breve sosta a La Guaira, la sua città natale, dove è salito su un furgone per salutare la folla - ha raggiunto l’Est della capitale, dove lo aspettavano da ore migliaia di persone. La manifestazione a Caracas, del resto, è stata solo una delle concentrazioni in appoggio di Guaidò che si sono svolte in Venezuela: a Barcelona, capitale dello Stato di Anzoategui, Valencia, (Carabobo), Maracaibo, (Zulia), San Cristobal (Tachira) e altre altre città del paese, decine di migliaia di persone sono scese in piazza per accogliere il leader oppositore. «Non saranno le minacce e le persecuzioni che ci fermeranno, siamo più forti che mai, e il nostro sguardo si volge verso il futuro», ha detto Guaidò alla folla, annunciando un incontro con i sindacati, in particolare quelli del settore pubblico per domani, e una nuova giornata di mobilitazione di piazza per sabato prossimo, «per andare avanti con la liberazione del Venezuela». Il leader dell’opposizione ha ringraziato i governi sudamericani che lo hanno appoggiato ed accolto durante le sue due settimane all’estero - Colombia, Brasile Cile, Perù, Argentina, Paraguay ed Ecuador -, ha reso omaggio alle vittime della repressione e ha promesso che continuerà a lavorare per fare entrare nel paese l’assistenza umanitaria, perché «la dittatura può bloccare strade e reprimere ma non potrà fermare un popolo coraggioso che resta mobilitato in piazza». Il governo non ha fatto alcun commento sul ritorno di Guaidò: i media ufficiali lo hanno ignorato, le pagine di Maduro sui social contengono solo post sulle bellezze naturali del Venezuela da visitare durante Carnevale. E le autorità giudiziarie non si sono espresse. Solo la vicepresidente Delcy Rodriguez, in un’intervista a Russia Today registrata prima del ritorno di Guaidò, ha detto che il governo sta analizzando le "attività» di Guaidò per prendere «le misure adeguate», definendo il leader antichavista «una persona che si è autoproclamato presidente in una piazza pubblica, il che sembra stravagante». Solo cinque giorni fa Diosdado Cabello, presidente dell’Assemblea Costituente e numero due del partito chavista (Psuv), aveva avvertito che se Guaidò fosse tornato in Venezuela in aereo avrebbe trovato ad attenderlo «un bel comitato di benvenuto». Così non è stato.

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