Si riaccendono le speranze sulle sorti di padre Paolo Dall’Oglio, scomparso nel 2013 in Siria. Anche se la prudenza rimane d’obbligo, fonti concordanti parlano di trattative tra gli ultimi miliziani dell’Isis asserragliati nel sud-est del Paese, che affermano di avere nelle loro mani il gesuita romano, e le forze curdo-siriane sostenute dagli Usa. La prova di esistenza in vita dell’ostaggio, attesa invano per questi lunghi sei anni, non può ancora essere fornita dalle fonti che parlano di negoziati in corso. Ma da da Roma, dove alcuni giorni fa si era tenuta una fiaccolata per ricordare Dall’Oglio, l’Associazione giornalisti amici di Padre Paolo, per bocca del suo fondatore Riccardo Cristiano, ha oggi affermato che la presunta trattativa in corso è «plausibile» e che «nessuno ci può togliere il diritto di sperare». Fonti confidenziali in diretto contatto con quanto avviene al fronte di guerra hanno confermato all’ANSA l’esistenza di contatti in corso tra Isis e un «comitato composto da generali curdi e americani, incaricato di trattare con i jihadisti» a Baghuz, tra l’Eufrate e il confine iracheno. Mentre ufficialmente le forze curdo-siriane non hanno mai ammesso l'esistenza di negoziati con l’Isis. Le fonti affermano che si sta trattando per la liberazione di 24 ostaggi, tra vi sarebbero il giornalista britannico John Cantlie, più volte usato dallo Stato islamico per servizi di propaganda da Raqqa e Mosul, e di una non meglio precisata infermiera neozelandese della Croce Rossa. Oltre, appunto, a Dall’Oglio, residente per oltre trent'anni in Siria, fondatore della comunità monastica di Mar Musa attiva per il dialogo interreligioso, scomparso a Raqqa nel luglio del 2013. Da parte loro i servizi italiani fanno sapere che seguono con attenzione la vicenda, ma allo stesso tempo invitano alla prudenza sulle notizie che circolano in questi giorni. Da Baghuz sono oggi giunte notizie di scontri sporadici tra forze curde e miliziani e dell’evacuazione di circa 800 persone, per lo più civili, tra cui familiari dei jihadisti, e 200 miliziani che si sono arresi. Le fonti affermano che i miliziani dell’Isis hanno offerto la liberazione dei presunti ostaggi nelle loro mani in cambio di un salvacondotto per uscire dalla zona assediata dalle forze curde e dagli Stati Uniti. Il 7 febbraio scorso fonti di stampa britanniche avevano riferito della stessa circostanza, ma i portavoce delle forze curdo-siriane avevano subito smentito. Stamani, il giornale libanese al Akhbar, ripreso dall’agenzia vaticana Fides, aveva riportato le indiscrezioni sulle trattative, citando altre fonti ma secondo cui la liberazione di Dall’Oglio sarebbe «imminente». Fides aveva inoltre citato fonti ecclesiali, secondo cui le voci sulla sorte del gesuita questa volta appaiono degne di non essere respinte come inattendibili, perché si basano su quanto riportato da ostaggi curdi già usciti vivi dal territorio ancora in mano ai miliziani Isis. Le fonti raggiunte dall’ANSA hanno affermato che una decina di ex prigionieri curdi, rimasti a lungo in mano ai jihadisti a Baghuz, avevano riferito della presenza di altri ostaggi, tra cui Dall’Oglio, Cantlie e l’infermiera neozelandese. Questi prigionieri hanno raccontato di esser sicuri che tra gli ostaggi ce n'è uno che risponde al nome di «Paolo». Ma l’ANSA non ha potuto verificare il loro racconto.