Alla vigilia della conclusione del Grande dibattito nazionale, avviato in piena crisi dei gilet gialli, prende forma l’arma antipovertà di Emmanuel Macron: un «reddito universale di attività» che sarà la fusione di diverse forme di sussidio già esistenti con l’aggiunta di un «servizio pubblico di inserimento» per facilitare il rientro nel mondo del lavoro.
«Garantire una soglia minima di dignità» a tutti: l’obiettivo minimo di Macron, all’annuncio nel dicembre scorso del suo progetto contro la povertà, sul quale si comincerà a dibattere da giovedì, probabilmente con la partecipazione di commissioni legislative e partner sociali. Ma che arriverà a prendere la forma di una legge soltanto entro la fine del 2020. I contorni del provvedimento sono ancora incerti.
Secondo i media, ad avviare i negoziati sarà Christelle Dubos, sottosegretaria presso il ministro delle Solidarietà, e Fabrice Lenglart, che è il relatore del rapporto sulla futura riforma. La prima tappa sarà una diagnosi della situazione, una fotografia degli strati più in difficoltà della società francese, poi sarà avviato un dibattito e una concertazione con le associazioni, i potenziali beneficiari, gli enti locali e la Cassa nazionale dei sussidi alle famiglie.
L’obiettivo principale è quello di raccogliere in un unico dispositivo di sostegno ai nuclei economicamente più poveri la miriade di sussidi attuali, precisando i contorni delle prestazioni da garantire e quali sono le condizioni per beneficiarne. Fra i principali sussidi attualmente in vigore, i primi ad essere assorbiti nel Reddito saranno il «premio di attività», sussidio mirante a sostenere i posti di lavoro e il potere d’acquisto dei lavoratori; il RSA, reddito di solidarietà attiva (simile al Reddito di cittadinanza italiano nei contorni e nelle condizioni per ottenerlo); e l’APL, sussidio per l’alloggio.
Potrebbero entrare nel paniere anche l’assegno adulti handicappati e quello di invalidità. Se si contano gli attuali beneficiari soltanto del premio d’attività e del RSA, si raggiungerebbe già una platea di 5 milioni di persone che riempierebbero le condizioni per ottenere il Reddito universale firmato Macron. Il presidente, però, accanto alla nuova arma antipovertà, vuole che entrino pienamente in funzione gli sportelli del Servizio pubblico di inserimento, con consiglieri specializzati nel reindirizzare le persone a bassissimo reddito verso un rientro al lavoro.
Ogni beneficiario di assistenza o formazione dovrà rendere conto di ogni cambiamento di status relativo alla propria attività lavorativa. L’avvio del progetto di riforma arriva mentre la crisi sociale potrebbe essere ad una svolta: i fine settimana di protesta dei gilet gialli hanno raggiunto il minimo della mobilitazione sabato scorso, mentre il Grande dibattito nazionale durato due mesi (15 gennaio - 15 marzo) e voluto dal presidente per andare incontro al malcontento ha visto mobilitate centinaia di migliaia di persone in 10.000 riunioni organizzate dalle autorità pubbliche, con 1,4 milioni di contributi online e 16.000 elenchi di richieste presentati dai cittadini nei municipi.
Un successo insperato, che si aggiunge alla ripresa - da diverse settimane - della quota di popolarità di Macron nei sondaggi. Il presidente riunisce in questi giorni il suo governo e i consiglieri più stretti per mettere a punto le risposte che comincerà a dare ad aprile alle domande che gli hanno rivolto, in migliaia di riunioni, i «cittadini».
Persone:
Caricamento commenti
Commenta la notizia