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L'omicidio del boss a New York, indagine Palermo-Usa: contrasti con la mafia siciliana

Pete Inzerillo (S) e Frank Romano (D) in un fermo immagine tratto dal video della polizia di Stato.

Il magistrato di collegamento tra gli Stati Uniti e l’Italia, Christine Posa, ha preso contatti con alcuni pubblici ministeri della procura di Palermo, in relazione alle indagini comuni su Francesco Paolo Augusto Calì, detto Franky Boy, ucciso a Staten Island, New York lo scorso 14 marzo.

Il nome di Calì, dopo le indagini di «Old Bridge», un’operazione condotta in parallelo dallo Sco, dalla Squadra mobile di Palermo e dall'Fbi nel 2008, era venuto fuori anche in tempi più recenti ed erano emersi suoi contatti con le cosche palermitane degli Inzerillo (l'uomo assassinato era sposato con la sorella di Pietro Inzerillo, uno degli «scappati» degli anni '80), ma soprattutto con gruppi mafiosi delle province di Agrigento e Trapani.

Questi ultimi collegamenti erano stati particolarmente intensi e del tutto indipendenti dai contatti con gli Inzerillo, che sono spiegabili anche con i rapporti di tipo familiare: con i mafiosi della parte sud-occidentale della Sicilia, Calì avrebbe avuto interessi economici comuni e relazioni non prive di profondi contrasti.

Tornando a Palermo, erano emerse altre fibrillazioni nei mesi precedenti l’arresto di Settimo Mineo nell’ambito dell’operazione Cupola 2.0 (4 dicembre scorso): il capomafia di Pagliarelli, indicato come il nuovo capo della rinnovata commissione di Cosa nostra palermitana, aveva chiesto il passaporto, indicando espressamente l’intenzione di andare negli Stati Uniti.

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