Sono almeno 47 i morti e 640 i feriti, 32 dei quali in condizioni critiche, le vittime dell’esplosione di ieri all’impianto chimico operato dal gruppo Tianjiayi nella località di Yancheng, nella provincia orientale cinese del Jiangsu, novanta delle quali in gravi condizioni.
Lo riferiscono le autorità locali, che hanno evacuato circa tremila persone, tra impiegati delle aziende della zona e residenti locali. Al momento, sono 88 le persone salvate dall’esplosione, secondo le cifre del Ministero per l’Emergenza Nazionale, mentre i feriti sono stati ricoverati in sedici ospedali dell’area.
L’esplosione di ieri era stata anche registrata dai sismografi, che avevano registrato un terremoto di magnitudo 2,2, che si ritene imputabile alla detonazione, avvenuta nel primo pomeriggio di ieri, mentre il presidente cinese, Xi Jinping, era in partenza per l’Italia, dove si trova in visita di Stato, e da dove ha chiesto nelle scorse ore tutti gli sforzi possibili per salvare il maggiore numero di vite umane e di agire «il prima possibile» per identificare le cause della tragedia.
Il Jiangsu ha reso noto che lancerà un’indagine sui produttori e sui magazzini di stoccaggio dei materiali chimici in tutta la provincia, promettendo linea dura contro chi non è in regola. Sulla tragedia stanno indagando anche le autorità centrali: una squadra per le indagini, scrive il quotidiano China Daily, è stata messa a punto dal Consiglio di Stato, il governo cinese.
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