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L'Ucraina al voto, è volata a tre per la presidenza: il comico Zelensky favorito

In Ucraina è arrivata l’ora X. Domani in tutto il Paese si aprono le urne per scegliere il nuovo presidente e alla vigilia del voto è scattato il silenzio elettorale, con la Commissione Centrale che ha esortato tutti i candidati in lizza - ben 39 - a rispettare il divieto alla campagna e dar modo ai cittadini di maturare la loro scelta con tranquillità. Ma c'è un ma. Il canale '1+1' proprio oggi ha trasmesso una maratona degli spettacoli del comico-candidato Vladimir Zelensky, aggirando in qualche modo il divieto.

È il segnale plastico di una corsa al voto combattuta senza esclusione di colpi. Zelensky, stando agli ultimi sondaggi disponibili prima del blackout, resta in testa con il 29% dei favori, seguito dall’ex premier e zarina del gas Yulia Timoshenko (18,7%), che proprio in zona cesarini ha sorpassato il presidente in carica Petro Poroshenko (16,5%). Il comico star della serie tv 'Servo del Popolo', opportunamente trasformata in partito sull'onda della popolarità raggiunta in Ucraina, si pone come il candidato anti-establishment, vero e proprio 'dito medio contro gli oligarchi'.

Ovvero, di fatto, tutta la classe politico-imprenditoriale che ha dominato il Paese sin dai giorni dell’indipendenza da Mosca di cui Timoshenko e Poroshenko, entrambi abbienti e con interessi economici radicati, fanno parte di diritto. Non che Zelensky sia un frate francescano. Gli anni di tv e la sua casa di produzione Kvartal 95 lo hanno reso ricco ma gli ucraini, come ha sintetizzato l’Economist, sono pronti ad eleggere persino «una sedia» pur di respirare aria di cambiamento.

E Zelensky, con i comizi-spettacolo e l’offerta di scegliere il nuovo governo di concerto con i cittadini, offre proprio questo. Più un taglio netto alla corruzione e all’ineguaglianza, malattie croniche ucraine. Poroshenko, dalla sua, ha di aver mobilitato l’elettorato patriottico giocando la carta anti-russa, ponendosi come l’unico argine a Vladimir Putin - Zelensky si è detto al contrario disposto a trattare con lo zar, a patto di avere Ue e Usa come «testimoni». Poi c'è lei, Yulia.

Già stella dell’opposizione all’epoca della rivolta arancione e ora in campo con il suo partito, Patria, schierato su posizioni smaccatamente populiste, fiera nemica di Poroshenko (in tv lo ha velatamente minacciato di sbatterlo in galera se a vincere sarà lei). Il primo turno di domani sarà cruciale per capire chi accederà al ballottaggio (gli exit poll sono attesi dopo le 19.00 ore italiane). I sondaggi indicano che Zelensky ha buone chance contro entrambi i candidati ma non è detto che il dibattito tv prima dello scontro finale del 21 aprile non privilegi il voto utile.

L’attesa, insomma, è reale. I nemici di Poroshenko - specie nel campo filorusso - lo hanno già accusato di aver messo le mani sul processo elettorale e che tenterà di falsare il voto attraverso i brogli. E Zelensky ha già minacciato di non riconoscerne l’esito se vi saranno notizie d’irregolarità. Timoshenko è stata più conciliante: «Non ci sarà un nuovo Maidan come dicono alcuni», ha rassicurato. La parola agli ucraini.

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