Una vittoria mutilata. Nelle amministrative in Turchia, l'ennesimo successo elettorale di Recep Tayyip Erdogan finisce oscurato da quello che si profila come uno storico trionfo dell'opposizione ad Ankara. Dopo un quarto di secolo la capitale sembra sfuggire dalle mani dei conservatori islamici, segnando una svolta nella politica turca. Con il 70% delle schede scrutinate, il candidato del socialdemocratico Chp Mansur Yavas viaggia verso la vittoria. A livello nazionale, la coalizione del presidente resta sopra il 50% e mantiene quasi certamente il controllo di Istanbul, cuore economico del Paese. Ma per le forze anti-Erdogan è comunque una boccata d'ossigeno. Smirne, terza città turca e tradizionale roccaforte laica, resta nelle loro mani, e potrebbero strappare alla coalizione di governo quasi tutta la fascia mediterranea.
Anche i curdi, che si erano concentrati sul sud-est del Paese, si riprendono molte città, compresa la loro capitale Diyarbakir, commissariata negli anni scorsi dal governo centrale insieme a un centinaio di altri Comuni con accuse di terrorismo per presunti legami con il Pkk. L'Akp di Erdogan resta il primo partito con oltre il 45% e si fa forte anche del 6% ottenuto dagli alleati nazionalisti del Mhp. Ma il socialdemocratico Chp è sopra il 30% e la sua Coalizione con l'Ip di centro-destra si avvicina al 40%. A Istanbul il capo dello Stato aveva schierato il suo candidato più forte, l'ex premier Binali Yildirim, che con il 90% dei voti scrutinati ha circa due punti di vantaggio su Ekrem Imamoglu. Ma anche la sua performance rimane sopra le attese iniziali per un candidato sconosciuto al grande pubblico.
Ad Ankara sembra invece cambiare tutto. Cinque anni dopo un'elezione persa di misura con fortissime contestazioni per presunti brogli, Mansur Yavas si prenderebbe la sua rivincita. Sconfitto l'ex ministro Mehmet Ozhaseki. A Smirne si conferma il Chp con una vittoria mai in discussione per Mustafa Tunc Soyer. L'opposizione si prenderebbe anche Adana e Antalya, importanti centri sulla costa mediterranea, togliendoli alla destra islamica e nazionalista. E per la prima volta nella storia della Turchia, una provincia potrebbe essere guidata da un uomo del partito comunista: a Tunceli, nell'est, Mehmet Fatih Macoglu è vicinissimo a uno storico successo dopo quello di 5 anni fa in un distretto locale.
Il voto è stato accompagnato da gravi episodi di violenza nel sud-est del Paese, spesso teatro di scontri tra clan rivali durante le elezioni. I morti sono almeno 4 tra le province di Malatya e Diyarbakir. Ma decine sono anche i feriti. Severe le misure di controllo delle forze di sicurezza nella regione, che secondo le opposizioni hanno però creato ostacoli alla libertà del voto. Tra i numerosi osservatori invitati dai curdi dell'Hdp, anche due italiane sono state brevemente fermate e interrogate dalla polizia.
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