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Gran Bretagna, Farage torna in campo con il partito della Brexit

Nigel Farage

La promessa, almeno a parole, è di quelle storiche: una «rivoluzione democratica» contro la classe dirigente britannica che ha «tradito» il risultato del referendum sulla Brexit e la volontà espressa da oltre 17 milioni di elettori.

A pronunciarla, in vista della sempre più probabile partecipazione del Regno Unito alle elezioni europee di fine maggio, è il tribuno Nigel Farage, tornato da leader nell’agone della politica, che oggi in una fabbrica di Coventry, nel cuore dell’Inghilterra, ha lanciato il suo Brexit Party, un partito anti-Ue, ma non di destra radicale, sostenitore senza compromessi del divorzio da Bruxelles, ma «intollerante contro l'intolleranza».

Con una citazione del filosofo Karl Popper si apre così la nuova avventura del controverso paladino dell’euroscetticismo. «Non solo i nostri leader sono deboli, non solo hanno completamente tradito l’esito del referendum, ma sono anche del
tutto incompetenti». L’affondo di Farage nel suo comizio ricorda molto i temi e i modi dell’antipolitica e si scaglia non solo contro la premier Theresa May e i suoi Tories ma contro tutti i partiti di Westminster.

Li chiama «politici di carriera» senza nessuna esperienza del mondo reale, passati dalle università di elite direttamente ai seggi del Parlamento. E il suo Brexit Party si propone di andare in tutt'altra direzione, schierando 70 candidati, «la lista più ragguardevole mai messa in campo nella storia britannica». Parole altisonanti, nella tradizione del Farage più combattivo. Fra i nomi emerge su tutti Annunziata Rees-Mogg, sorella del falco conservatore Jacob Rees-Mogg, che ha lasciato i Tories dopo anni di militanza.

«Ho aderito al partito conservatore nel 1984 e non è stato facile lasciarlo», ha affermato la giornalista freelance. «È tempo di salvare la nostra democrazia», ha ribadito anche lei fra gli applausi dei sostenitori. Proclami a parte, l’eurodeputato ha spiegato che il suo Brexit Party si distinguerà dall’Ukip, il suo vecchio partito,
da lui accusato di essersi «contaminato» con gruppi e gruppetti «di estrema destra», anche se il programma politico rimarrà sostanzialmente lo stesso.

Inoltre il nuovo schieramento accetterà solo piccole donazioni individuali senza cercare contributi da miliardari come Arron Banks: controverso finanziatore durante la campagna referendaria di Farage nel 2016. Anche se non manca un puntello economico se si considera che come presidente è stato scelto Richard Tice, un immobiliarista londinese, anche lui ex Tory.

La sfida del Brexit Party viene lanciata proprio nel giorno in cui si apre la campagna elettorale per le europee, rispetto alle quali il Regno Unito è in una situazione di limbo. I britannici hanno promesso di prepararsi al voto per il rinnovo del Parlamento di Strasburgo al fine di ottenere il rinvio flessibile della Brexit sino alla fine di ottobre.

La loro partecipazione si può evitare solo nello scenario, piuttosto improbabile, che in poco più di un mese Londra sia in grado di ratificare un accordo di divorzio. Il tribuno inglese ha quindi colto subito l’occasione, contando sul malcontento di molti elettori, e anche sul fatto che i partiti britannici maggiori non hanno particolare interesse a impegnarsi in vista del voto.

A fronte poi di una certa frammentazione della compagine pro Ue, che include i Libdem, gli indipendentisti scozzesi dell’Snp, il neonato Change Uk (formato dai deputati fuoriusciti da Tories e Labour ai Comuni), e la crisi profonda dell’Ukip nel campo euroscettico, Farage può sperare in un successo elettorale, memore di quello ottenuto alle precedenti europee. Nel 2014 l'Ukip, allora sotto la sua guida, fu il partito più votato dai britannici.

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