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Egitto, approvate le riforme: il mandato di Sisi potrà essere prolungato al 2030

Abdel Fattah al-Sisi

Il volto, e il volere, dell’Egitto probabilmente sarà ancora quello dell’ex generale Abdel Fattah al-Sisi per altri 11 anni, fino al 2030. E con poteri ulteriormente accresciuti per garantire stabilità al più popoloso Paese di Nord Africa e Medio Oriente che ha voltato le spalle all’islam politico.

Come scontato ormai da qualche mese, il parlamento monocamerale ha approvato riforme costituzionali che, fra l'altro, aumentano da quattro a sei anni il mandato presidenziale (con una norma ad personam anche quello in corso) e che consentirebbero quindi a Sisi di ricandidarsi per una terza volta dopo la scadenza naturale del 2022.

Con un ridimensionamento maturato nelle ultime settimane, è caduta la prospettiva di un altro doppio mandato che avrebbe proiettato la presidenza di Sisi fino al 2034, ma i 16 anni di potere che si potrebbero creare - iniziando il conteggio dalle elezioni vinte nel 2014 - rappresentano pur sempre una svolta storica per il Paese.

La motivazione che il parlamento zeppo di suoi sostenitori ha portato per appoggiare la modifica costituzionale è quella di dare tempo al presidente per proseguire le riforme economiche e sociali impostate dopo gli anni turbolenti delle due rivoluzioni egiziane, quella del 2011 che depose l’ultratrentennale autocrate Hosni Mubarak e quella 'popolar-militare' che portò alla caduta di Mohamed Morsi, espressione della Fratellanza musulmana.

A guidare l’abbattimento di Morsi fu proprio l’allora capo di Stato maggiore e maresciallo di campo Sisi, le cui riforme conferiscono ora poteri anche di nominare alti giudici e aggirare eventuali veti giudiziari ai suoi decreti. L’esercito da cui proviene (e che proprio in mattinata ha passato in rassegna in una base ad Alessandria) è dichiarato «guardiano e protettore» dell’Egitto. Inoltre i tribunali militari avranno più ampia giurisdizione sui civili, questo almeno stando alle bozze di emendamenti che nel tardo pomeriggio venivano votati al Cairo.

Una serie di votazioni che danno nuovi argomenti ai critici dell’amministrazione egiziana in fatto di rispetto delle libertà occidentali. Critiche cui Sisi in genere risponde ricordando sia la minaccia del terrorismo islamista (ma implicitamente anche dell’islam politico in stile Striscia di Gaza), sia la priorità data alla ricerca di minimo di benessere per cento milioni di egiziani.

Il prolungamento del mandato presidenziale, assieme agli altri articoli, dovrà ora essere ratificato da un referendum di tre giorni tra il 22 e il 24 aprile, il cui esito è scontato dato che praticamente non ha quorum. Sono stati approvati anche emendamenti che assegnano il 25% dei seggi del parlamento alle donne e che reintroducono la figura del vicepresidente. Ma soprattutto quelli che spianano la strada a Sisi alla guida dell’Egitto, con cui l’Italia è in attrito a causa del caso Regeni, ancora per molto tempo.

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