Sono 40 le persone arrestate nello Sri Lanka in merito agli attacchi esplosivi del giorno di Pasqua, che hanno causato almeno 310 morti e circa 500 feriti. Lo rende noto oggi la polizia. Tra gli arresti anche anche l’autista di un furgone che sarebbe stato usato dai kamikaze e il proprietario di una casa dove alcuni di loro vivevano. Gli stranieri rimasti uccisi sono tra i 35 e i 40: nel bilancio provvisorio ci sono britannici, americani, cinesi, olandesi, danesi, un giapponese e una donna cingalese che viveva a Catania. Tra le vittime anche tre dei quattro figli di Anders Holch Povlsen, il patron danese del colosso dell’abbigliamento Asos. L’intero Paese è sotto shock e il terrore non ha dato tregua neppure a Pasquetta, quando è esploso - nei pressi di un’altra chiesa di Colombo - un ordigno all’interno di un furgone che gli artificieri stavano cercando di disinnescare. Leggermente ferito da una scheggia anche il giornalista Raimondo Bultrini. Quasi in contemporanea la polizia ha trovato 87 detonatori vicino alla principale stazione di autobus della capitale. Una catena di sangue organizzata troppo bene per essere improvvisata. Una tecnica del terrore troppo sofistica per essere confinata nell’angusta struttura di un gruppuscolo finora quasi sconosciuto. I terroristi si sono mimetizzati tra i fedeli in preghiera e fra i turisti. Uno degli attentatori suicidi dell’hotel Cinnamon «si è messo in coda per la colazione speciale di Pasqua, ha aspettato il suo turno con il piatto in mano fino al momento di essere servito e solo allora ha fatto detonare l’esplosivo», ha raccontato uno dei responsabili dell’hotel Cinnamon al quotidiano spagnolo El Mundo. Il governo si rimpalla le responsabilità sulle falle dell’intelligence e i buchi nella comunicazione nonostante i 'warning' giunti almeno da due settimane. I servizi di sicurezza «avevano le informazioni», ma non hanno agito, ha detto in una conferenza stampa il portavoce del governo Rajitha Senaratne che ha avanzato l’ipotesi di una rete internazionale molto più ampia. "Non crediamo che questi attacchi siano opera di un gruppo di persone nell’ambito di questo Paese», ha aggiunto, sottolineando che «c'è una rete internazionale senza la quale questi attacchi non potevano avere successo». Il presidente Maithripala Sirisena, si legge in un comunicato, chiederà «l'assistenza di Paesi stranieri» per le indagini. Nessuno ha rivendicato gli attacchi, ma sui social affiliati all’Isis, i sostenitori del califfato inneggiano alla strage e postano preghiere affinché «Allah accolga» gli attentatori. Per l’intelligence Usa la strage del National Thowheed Jamath ha la sua fonte d’ispirazione nell’Isis, anche se l’unico episodio di rilievo del gruppo radicale islamico è stata la vandalizzazione, l’anno scorso, di alcune statue del Buddha. Intanto il governo di Colombo ha dichiarato lo stato d’emergenza nazionale e ha attribuito all’esercito gli stessi poteri che avrebbe in caso di guerra. Bloccati anche i social network in tutto il Paese per evitare il diffondersi di fake news. Unanime il cordoglio del mondo. Papa Francesco ha auspicato che «tutti condannino questi atti terroristici disumani e mai giustificabili» e ha espresso «fraterna vicinanzà al popolo dello Sri Lanka. Il presidente americano Donald Trump ha telefonato al premier cingalese Ranil Wickremesinghe per esprimere le condoglianze e «sostegno nel perseguire i responsabili». E a Wall Street è stato osservato un minuto di silenzio in memoria delle vittime.