Nuovo bagno di sangue in Sri Lanka: 15 morti, tra cui sei bambini e tre donne. E la responsabilità viene di nuovo attribuita a presunti membri del gruppuscolo radicale islamico National Thowheed Jamath, già accusato della strage di Pasqua, che però non ha rivendicato, come ha invece fatto l’Isis. Questa volta la carneficina è avvenuta nella parte orientale dell’isola, nei pressi delle città di Kalmunai e Sainthamaruthu, in una casa che l’esercito si preparava a perquisire nell’ambito delle indagini sugli attentati multipli di domenica scorsa. All’interno, come è poi divenuto evidente, c'erano diversi terroristi, tre dei quali, sentendosi in trappola, hanno innescato i giubbetti esplosivi che indossavano. Gli altri hanno invece ingaggiato un sparatoria con i militari, andata avanti per almeno un’ora. «I soldati hanno risposto al fuoco e hanno compiuto un raid nel covo, dove era stata nascosta una gran quantità di esplosivo», ha poi affermato in un comunicato un portavoce dell’esercito, Sumith Atapattu. Quando i soldati hanno infine avuto la meglio, hanno scoperto in terra i corpi di tre donne, sei bambini e sei uomini. Una donna è rimasta uccisa all’esterno dell’edificio, mentre si trovava a passare su un risciò investito dall’esplosione provocata da uno dei kamikaze. I soldati hanno poi trovato una bimba sopravvissuta, seppur gravemente ferita, che è stata immediatamente ricoverata in ospedale. Secondo la Cnn, i terroristi morti sono sei, tre dei quali si sono fatti saltare in aria, mentre almeno altri due, riferiscono fonti della sicurezza, sono riusciti a fuggire. Tra i sei morti ci sarebbe anche uno degli esponenti di punta del National Thowheed Jamath, tale Mohamed Niyas, che era il genero, secondo fonti dell’esercito, di Zahran Hashim, il leader dello stesso Ntj, rimasto ucciso nell’assalto di Pasqua allo Shangri-La Hotel di Colombo. La battaglia è peraltro avvenuta poche ore dopo un altro raid con sparatoria in un altro covo, nella vicina città di Samanthurai, a oltre 300 km da Colombo, dove i soldati hanno poi sequestrato 150 barre di gelatina esplosiva e centomila cuscinetti a sfera, oltre a bandiere e altro materiale di propaganda dell’Isis. Dopo gli attentati di domenica scorsa - in cui secondo l'ultimo bilancio sono morte 253 persone e altre 500 sono rimaste ferite - quasi 10 mila soldati sono stati dispiegati in tutta l’isola per compiere perquisizioni e per garantire la sicurezza, in particolare nei pressi dei luoghi di culto. Allo stesso tempo, le forze di sicurezza hanno compiuto decine di raid, arrestando almeno 76 persone, tra cui, scrive al Jazeera online, alcuni stranieri, giunti da Siria ed Egitto.